VITA  DI  PI,  DI  YANN  MARTEL

 

Egidio Marchese

 

emarchese@primus.ca

 

 

La parte centrale del romanzo Life of Pi / La vita di Pi (Vintage Canada, 2002 / Ed. Ital. Piemme, 2003) del canadese Yann Martel (1963-), vincitore del prestigioso Man Booker Prize del 2002, è la storia della sopravvivenza di alcuni naufraghi in una piccola imbarcazione alla deriva per 226 giorni nell'oceano Indiano. I naufraghi sono: il sedicenne Pi Patel, una iena, una zebra, un orangutàn e una ferocissima tigre del Bengala.

 

È una storia che - secondo l'autore - dovrebbe portare a farci credere in Dio. Ma non è questo il tema d'ispirazione del romanzo, non c'è una predominante fede religiosa, poetica o morale. L'intento principale dell'autore è di realizzare un'opera (fiction) di un realismo magico, una storia insieme reale e immaginaria, razionale e fantastica, capace di suscitare forti emozioni. E ce ne sono di emozioni. Particolarmente c'è una scena tremenda, quando la iena attacca la povera zebra ferita e accasciata con una zampa rotta. La iena azzanna e stacca la zampa che divora accanto all'animale che soffre paziente e come stupito; poi la sera attacca di nuovo la vittima al fianco, le squarcia con furia la pancia e la divora viva dal di dentro, un'agonia che dura fino alla metà del giorno dopo. L'animale alza la testa al cielo, come a chiedere ragione di tanto strazio.

 

I valori che emergono dal romanzo sono piuttosto valori laici, razionali e positivi. Pi sembra un piccolo candido discepolo di Voltaire. C'è un'analisi della realtà per quella che è, anche se trasfigurata dalla fantasia. "Un animale è un animale" dice l'autore, contro ogni gratuito tentativo di umanizzazione. C'è la lotta della sopravvivenza, la lotta della vita contro la morte (atteggiamento positivo, e infatti l'autore respinge il memento mori del teschio che si trova dipinto in tanti quadri antichi d'Europa.) C'è il coraggio contro la paura (Pi si difende dalla tigre, cercando razionalmente di controllare e addomesticare la natura dell'animale.) C'è la tolleranza religiosa razionale contro il fanatismo (il narratore abbraccia tutt'e tre le religioni, indu cristiana e musulmana, mentre i rispettivi preti litigano fra loro.) C'è la coscienza razionale dei limiti della stessa ragione (Pi nota che la scienza a cui si affida il suo professore comunista ateo è in fondo una fede.)

 

A volte nel romanzo sembra mancare organicità. Per esempio, dopo la sua avventura troviamo Pi che studia a Toronto argomenti di religione e zoologia incongruenti nel contesto della storia; e la sua casa è decorata banalmente, come un tempio assurdo al di qua dello spirito delle diverse religioni.

 

Ma a parte minori incongruenze, il romanzo è un'affascinante storia di fantasia. Avvince per la trama, lo stile, le fantasie impossibili rese credibili (come l'isola delle alghe carnivore), la varietà di eventi, e la varietà di emozioni e di sentimenti. Sono stupendi i magnifici tramonti nell'immensa solitudine dell'oceano, che sembrano sciupati alla casuale sola presenza di Pi. Stravagante e divertente è la lezione che il padre di Pi impartisce al figlio: l'ippopotamo può ridurre il tuo corpo a una poltiglia sanguinolenta, "Yes, father." La iena ha le più forti fauci in natura, "Yes, father." Lo struzzo sembra sciocco, ma con una zampata ti può spezzare la schiena, "Yes, father." e cosí via. Alla fine c'è il rimpianto e la pena di Pi, quando Richard Parker, la tigre sua feroce e pericolosissima compagna di viaggio, arrivati entrambi finalmente alla salvezza, sparisce in una foresta del Messico, senza neanche un saluto di commiato.

 

Alla fine del romanzo l'autore ci riserva anche uno straordinario colpo di scena. Cambiando le carte in tavola come un perfetto prestidigitatore, egli prospetta al lettore la scelta di una nuova versione dei fatti: i naufraghi del romanzo erano realmente animali? o non erano invece tutti persone umane, alcune più crudeli e cattive di feroci animali?

 

L'arte di Yann Martel è una fiction che mira -come dice lo stesso autore- a una "selettiva trasformazione della realtà, uno storcere la realtà per trarne l'essenza". ("That's what fiction is about, isn't it, the selective trasforming of reality? The twisting of it to bring out its essence?") Quale essenza? Quale che sia, purché abbia quella "scintilla di vita" ("that spark that brings to life a real story"), senza la quale l'opera è "emotivamente morta".

 

L'autore fa parte della generazione più giovane della straordinaria schiera di scrittori canadesi, che hanno oggi tanto successo nel mondo, particolarmente in Italia.

 

 

LETTERATURA CANADESE E ALTRE CULTURE

 

BIBLIOSOFIA