DUE LIBRI,
UNA PAGINA 2 (6)
Letture di
Fabio Brotto
Ha come
sottotitolo Viaggio nell’Italia che compra questo simpatico libro di Arnaldo Greco Nomi, cose, città (Fandango
2009). Scritto con umorismo, è tuttavia molto serio nei suoi contenuti
profondi. Dipinge un Paese che non sa dove va, dilaniato tra la ricerca della
novità a tutti i costi e una difesa delle tradizioni volonterosa ma spesso
ingenua e rozza.
Il quadro
che Greco dipinge dell’Italia consumistica di oggi è
molto variegato. Da un punto di vista antropologico è anche molto interessante,
poiché vi si evidenza l’attuale fondersi di
omologazione e frammentazione. Il modo in cui un popolo si nutre, la sua
cucina, le sue abitudini alimentari sono sempre altamente
significativi del suo ethos. L’Italia è un centone di cucine locali che
dialogano tra loro e che mutano nella convinzione errata di rimanere fedeli a
se stesse. Con fenomeni strani, come il dilagare del sushi a
Milano, o le mutazioni del mercato delle verdure in una città del Sud (che
l’autore ben conosce) a seguito della massiccia presenza delle badanti
dell’Est, che governano le cucine degli anziani di cui si occupano,
determinandone la dieta. Un libro sicuramente da leggere, perché
nonostante la sua apparente disorganicità fornisce moltissimi spunti di
riflessione.
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Settecento
pagine scritte impeccabilmente, una macchina narrativa perfetta. Il potere del cane che dà il titolo al
poderoso romanzo di Don Winslow The
Power of the Dog (2005, trad. it di G. Costigliola,
Einaudi 2009) è quello della violenza scatenata, che massacra uomini, donne e
bambini nel Messico dei narcotrafficanti.
In realtà, qualcosa in questo libro evoca la Trilogia di Cormac McCarthy, benché non vi siano le sue profondità
antropologiche e metafisiche: il Messico del sangue sparso e dell’immensa linea
di confine continuamente varcata nei due sensi. Ma questo è il Messico dei narcotrafficanti in senso letterale: essi lo possiedono, in
un’alleanza diabolica con politici, ecclesiastici, servizi segreti statunitensi
e polizie locali e federali. L’insaziabile sete di droga di New York e Los
Angeles produce un fiume di denaro che corrompe ogni cosa. Nella vicenda
narrata da Winslow ci sono molti personaggi, tutti
ben disegnati in chiaroscuro. Alcuni sono vicini ad una bestialità perversa,
altri hanno con la violenza un rapporto ambiguo, altri ancora ne sono
terrorizzati. Nessuno è del tutto puro. E anche il
vescovo Parada, che muore perdonando il suo uccisore, è un uomo di carne con le
sue tentazioni. Il denaro qui sembra davvero lo sterco del demonio.
Tuttavia,
mi sembra interessante il fatto che questo romanzo non si muova nel solco della
cultura popolare animata dal risentimento e dalle tensioni vittimarie. Anche un
signore dei narcotrafficanti come Adàn,
responsabile di morti e corruzione, è capace di amore,
e vorrebbe essere amato: dalla sua amante e soprattutto dalla figlia
disabile, per la quale rischia la vita. Certo, ci sono personaggi
apparentemente a tutto tondo come Art, il messicano-statunitense nemico
mortale di Adàn, che
lotta fino allo stremo contro il narcotraffico,
e cerca vendetta per il suo collaboratore ucciso, e rinuncia per questo fine
alla sua stessa famiglia, e si rende responsabile di un cumulo di morti,
per constatare alla fine che la droga imperversa più che mai. Ma anche in essi ci sono incrinature, e lo scontro tra l’umano e il
disumano. Il noir raggiunge qui un vertice. La droga
infatti costituisce un potentissimo fattore di dissoluzione della
società, che è il tema fondamentale di ogni noir. Molti personaggi trovano morte violenta. Le salvezze individuali non
costituiscono per nulla un lieto fine.
10 dicembre 2009