Oriana Fallaci, fiera Cassandra contro l'Islam
Egidio Marchese
Il mio commento su Oriana Fallaci (La rabbia e
l'orgoglio del 2001, La forza della ragione del 2004 e Oriana
Fallaci intervista sé stessa.
L'Apocalisse del 2004), è soprattutto letterario, oltre che politico,
nel senso che intendo esaminare maggiormente il sentimento, la passione e la moralità
della scrittrice, personaggio fiero e drammatico come quello della Cassandra di
Christa Wolf.
Infatti la Cassandra Fallaci, denunciando la guerra della
Jihad islamica contro l’Occidente, fa spesso riferimento a Troia che brucia:
"come una Cassandra che parla al vento pubblicai La Rabbia e
l'Orgoglio. Quel grido di dolore" (La Forza... 13).1
La controversia tra la Fallaci e i suoi critici è
anzitutto sulla questione se i musulmani
islamici siano nemici inconciliabili con l'Occidente.
La Cassandra Fallaci sostiene che l'idea di una possibile
convivenza pacifica è solo una trappola per aumentare ancora di più le fila dei
collaborazionisti in Europa. I musulmani islamici "ubbidiscono al Corano
che nove casi su dieci è la negazione assoluta delle nostre leggi." (181).
Il Corano è sempre lo stesso nella sostanza, anche se si cerca di revisionarlo:
"Le Sure sulla Jihad o Guerra Santa rimangono. E così le punizioni
corporali. Così la poligamia, la sottomissione anzi la schiavizzazione della
donna. Così l'odio per l'Occidente, le maledizioni ai cristiani e agli ebrei
cioè ai cani infedeli. Così l'incompatibilità tra la teocrazia e lo Stato di
Diritto. [...] Ergo, un buon musulmano non può esser moderato." (183).2
Presento il ritratto del personaggio Fallaci con vari
aspetti della sua passione e del suo carattere e dati biografici tratti da note
personali sparse nei suoi scritti.
Nelle sue grida c'è dolore e odio di fronte agli orrori
degli islamici terroristi: "piangevo da oltre una settimana [...e poi]
l'irrefrenabile pianto si trasformò in un urlo di rabbia e d'orgoglio." (La
Rabbia... 17-18). Il suo odio ricorda quello della Cassandra di Christa
Wolf, un "odio gonfio e succoso" (Cassadra... 13).
Nella Cassandra di Christa Wolf inorridisce la ferocia
della "bestia" Achille, particolarmente quando insegue il giovane
Troilo, quasi un fanciullo, che si rifugia nel Tempio di Apollo presso la
sorella Cassandra, atterrito e col viso esangue; ma la bestia lo raggiunge, lo
accarezza "con lascivia" nelle spalle, e poi lo afferra per il collo
e lo sgozza e decapita con libidinoso sadismo... Una scena ugualmente
raccapricciante si trova nella descrizione che fa la Fallaci della
decapitazione dell'ostaggio Paul Johnson nelle mani dei terroristi islamici:
"Con passo tranquillo [il boia]
s'avvicina a Johnson che continua a piangere. Con la mano sinistra impreziosita
dal bellissimo orologio d'oro gli afferra il faccione bagnato di lacrime. Con
la mano destra gli appoggia il coltello [a sega] alla base del collo, e
incomincia a segare. Lentamente, accuratamente. Senza fretta. E senza curarsi
delle urla che presto diventano rantoli, poi gorgoglii, e infine si spengono.
[...] Quanto alla testa di Johnson, la povera testa che sulle fotografie dei
giornali era posata sul suo stomaco, sa dove l'hanno trovata? Nel freezer della
casa d'un capo di Al Qaida arrestato a Riad. Se l'era presa lui. La teneva come
trofeo." (Intervista se stessa... 118)
La rabbia e L'Orgoglio ha questa dedica: "Ai miei
genitori, Edoardo e Tosca Fallaci, che mi insegnarono a dire la verità e a mio
zio, Bruno Fallaci, che mi insegnò a scriverla."
Fin da piccola Oriana Fallaci ebbe la
passione per la politica ("sono un animale politico.") (57),
che ereditò dal padre, il quale fu anche rinchiuso e torturato nella famigerata
Villa Triste di Firenze per la sua attività antifascista. Nella famiglia
Fallaci la politica era intesa come impegno morale. ("Vede, per me la parola
politica non è una parolaccia. È una parola santa. Un nobile impegno, un
dovere.") (57). Entrambi lei e il padre militarono fra i
partigiani, quando lei era ancora una giovinetta. Non furono solo i partigiani
comunisti a liberare l'Italia, contesta.
Nel Comitato di Liberazione Nazionale
diretto da Ferruccio Parri, uomo di Giustizia e Libertà cioè del Partito
d'Azione c'eravamo anche noi di Giustizia e Libertà [...] Ero una piccola
comparsa di quattordici-quindici anni, una comparsa con le treccine. Ma c'ero.
[...] A Firenze, l'11 e il 12 e il 13 agosto 1944 il mio compito era portare le
munizioni ai partigiani che Di Là d'Arno aiutavano gli Alleati a eliminare le
retroguardie tedesche e repubblichine. [...] Coi rotoli di pallottole in
spalla, pallottole di mitragliatrice, attraversavo il fiume sotto i colpi dei
cecchini che mi sparavano dai tetti, perdio! E non ero una partigiana
comunista. Ero una partigiana di Giustizia e Libertà" (69-71)
Partigiani erano quelli a cui portava le armi, e quelli che trovava morti
nel suo percorso, insieme a quegli altri cinque della Brigata Rosselli, poco
più della sua età, uccisi sul marciapiede. Da ragazzina credeva nel socialismo,
fin quando capì che esso, come il comunismo, era un'utopia e un equivoco, e
come diceva il padre liberalsocialista del Partito d'Azione, "rende tutti
poveri e negando il merito taglia le palle all'Uomo." (145).
Amava Pietro Nenni, che l'esortava a presentarsi col suo partito socialista
alle elezioni del Senato ("Fammi contento! Ti garantisco l'elezione!")
(57), ma lei ora dissentiva dal suo socialismo ("Mi dispiace,
Nenni. Non posso, non posso.") Tuttavia le rimase sempre nel cuore il tema
della giustizia sociale!
"Il tema della giustizia sociale
rimase in me come una spina nel cuore. E per chi non ha quella spina nel cuore
provo un'istintiva ostilità anzi un'istintiva ripugnanza. Io non potrei mai
schierarmi con la squadra di calcio che ha nome Destra." (146).
La Fallaci ha una moralità laica. Quando era al liceo
classico Galileo di Firenze (che frequentai pure io, ma qualche anno dopo la
Fallaci, contemporaneamente a Tiziano Terzani) all'ora di religione usciva
dalla classe e andava a mangiare la merenda nel corridoio. Il buon don Bensi
(che ricordo bene) brontolava: "Vai, vai, 'un-sia-mai-che-un-poero-prete-cerca-di-salvare-l'animaccia-tua."
Ma poi la perdonava ridacchiando: "Era bòno il panino?" (La
Forza... 120).
La moralità della Fallaci si trova anche nell'esercizio
della sua professione di giornalista, che apprese dallo zio Bruno Fallaci,
giornalista del Corriere della Sera, un "gran direttore, un vero
maestro" (La Rabbia... 41), che le insegnò a scrivere la verità.
Inizia a diciassette anni come cronista in un quotidiano di Firenze, e fu
licenziata due anni dopo per essersi rifiutata di scrivere un articolo
"bugiardo" su Togliatti (benché non dovesse firmarlo). Non voleva
essere una "pennivendola" (46). Per moralità rifiutò pure un
"molto lauto" assegno per l'articolo di quattro pagine pubblicato sul
Corriere della Sera ("La rabbia e l'orgoglio") dopo la tragedia
dell'11 settembre. "Anche ad accettare mezza lira mi sarei insudiciata
l'anima." (47). Ancora per moralità era imbarazzata ad accettare
la somma di 15,670 lire come congedo dall'esercito con la qualifica di soldato
semplice a quindici anni. Si sentiva "così fiera", ma era incerta:
"Mi pareva scorretto accettarle [quelle lire] per aver fatto il suo dovere
verso la Patria." (138). Ma poi le accettò per comprare le scarpe
per sé e le sue sorelline. Ha sempre avuto un alto sentimento della Patria:
"guai se il mio orgoglio patriottico viene ferito" (Intervista se
stessa...18); ed è per questa sua moralità che è stata sempre tanto
critica degli italiani: "gli italiani che non hanno le palle per cambiare,
diventare un popolo da trattare con rispetto." (17). A un
professore americano che le chiedeva come definire La Rabbia e l'Orgoglio risponde
che è un sermon, una "predica agli italiani." Quando
Fabrizio Quattrocchi disse ai suoi carnefici terroristi (che poi abbandonarono
il suo cadavere in pasto ai cani): "Ora vi faccio vedere come muore un
italiano" (Intervista se stessa... 16), lei si commuove
d'orgoglio, si alza dal letto (dove giaceva ammalata), prende dal cassettone il
tricolore e l'appende fiera al balcone, con gli spilli da balia.
La stessa passione morale la spinge a disprezzare gli
italiani meschini, precisamente quelli impersonati da Alberto Sordi, che
piaceva tanto in Italia, ma non a lei.
"Mi disturbavano i personaggi ai
quali prestava il suo volto e il suo corpo. Se ci pensa bene, tutti personaggi
che si riassumevano in un solo personaggio sempre uguale a sé stesso. Quello
dell'italiano vile, ignorante, furbo anzi furbacchiolo. Nonché godereccio,
maligno, egoista, uso a servire i potenti e a maltrattare i disgraziati. Ergo, non
mi divertiva. E tantomeno mi commuoveva. Inoltre m'irritava il fatto che i suoi
estimatori lo sbandierassero come un simbolo da rispettare. Mioddio!" (Intervista
se stessa... 44-45).
La Fallaci è molto famosa (oltre che come scrittrice di
romanzi) come giornalista corrispondente di guerra. Famosa per le sue
interviste ai personaggi più potenti e importanti del mondo. E per le sue
invettive e feroci ritratti di personaggi di responsabilità, specie del mondo
politico. Parla del suo privilegio: "il privilegio d’aver vissuto come un
tarlo dentro la storia della mia epoca." (11). Nel 1961 andò per
la prima volta in Vietnam, dove poi tornò nel '67, '68, '69 e '70 testimone
dello strazio tra la vita e la morte di tante vittime coi loro lamenti
"Mammy". La guerra: ..."il tun-tun-tun degli elicotteri e delle
mitragliatrici, i tonfi sordi delle cannonate, il fischiare dei razzi, i
lamenti dei feriti che in inglese e in vietnamita invocavano la mamma. *Mammy, mammy, mammy+. *Mama, mama, mama...+" (La
Forza... 141). Nel 1970 è anche in Cambogia, nei campi di guerra, e
poi in Bangladesh, in Giordania, in Libano... e a Città del Messico
"quando - dice - mi trovai dentro la strage di Plaza Platelolco, e bucata
dalle pallottole finii fra i cadaveri della morgue." (Intesvista
Oriana F. 124).
La guerra è un tema tragico, naturalmente. Vediamo come
la Fallaci concilia la guerra con la sua moralità. La Cassandra di Christa Wolf
scopre che "Tra uccidere e morire c'è una terza via: vivere." (Cassandra
147). La Fallaci, accusata anche di essere "guerrafondaia" (nei
cartelli e sui muri: "Fallaci-puttana",
"La-terrorista-sei-tu", "Fallaci-guerrafondaia") ha
espresso più volte la sua opposizione alla guerra. Alla guerra in Iraq si era
opposta con un articolo pubblicato su Wall Street Journal la vigilia
della guerra, e anche un articolo del 2003 sul Times di Londra:
"gli iracheni io li avrei lasciati bollire nel loro brodo." (Intervista
se stessa 115), perché sono ancora incapaci di capire e apprezzare la
democrazia e la libertà. Nel caso dell'invasione dei musulmani islamici in
Europa, si tratta di "una guerra culturale, non militare." (119);
e ancora:
"lo scontro tra noi e loro non è
militare. È culturale, è religioso, e le nostre vittorie militari non risolvono
l'offensiva del terrorismo. Anzi la incoraggiano, la inaspriscono, la
moltiplicano. Il peggio per noi deve arrivare: ecco la verità. (La
Rabbia... 27).
Nel caso della guerra in Afghanistan essa era
inevitabile, era una guerra contro il terrorismo. "Ah! mi fanno ridere i
parolai che declamano: *Il terrorismo
non si combatte con le armi+." E come
si deve combattere il terrorismo? "Davvero coi baci e gli abbracci, il
perdono, il volemose-bene dell'Unità e di Papa Wojtyla?!?" (Intevista
se stessa 119). In ogni caso, la Fallaci afferma che non si deve mai
scendere ad un livello di degrado inumano, a un livello di bestie. A questo
riguardo cita un episodio che coinvolse sua madre, Tecla Fallaci. Nel 1944 in
via Ponte alle Mosse a Firenze si trovavano dei prigionieri tedeschi incatenati
e ammassati entro un camion aperto, fermo nella strada. Una donna (che poi si
apprese essere moglie di un ex-federale fascista) si scaglia contro i
prigionieri e comincia a percuoterli con violenza. Siccome nessuno interveniva
a interrompere quello scempio, la madre Tecla, una signora da sempre
anti-fascista e sempre garbata,
"si gettò su quella donna come un
gatto infuriato. La agguantò per il collo e prese a picchiarla selvaggiamente.
In faccia, sulla testa e sullo stomaco. E picchiandola ruggiva: *Miserabile, iena, vigliacca. Non si tocca un uomo in
catene! Un uomo in catene è sacro anche se è un sudicione come te!+ " (26).
Le invettive della Fallaci sono ironiche e micidiali; come
lo sono pure i suoi ritratti feroci e azzeccati di personaggi soprattutto
politici.
Ricordo le invettive delle "Letterine"
indirizzate ai suoi malcapitati. Cito quelle contenute in La Forza della
Ragione: la letterina a Prodi, il Signor Presidente della
Commissione Europea che in Italia chiamano Mortadella. (La Rabbia... 97).
La letterina a Fini, il Signor Vice-Presidente del Consiglio che le ricorda
Palmiro Togliatti, furbone e pericoloso. (102). La nota a Berlusconi,
il Presidente del Consiglio... "Signor Cavaliere, noi due non ci
amiamo." (106). La letterina a un ex-Ministro degli Interni ed
ex-Presidente della Corte Suprema di Cassazione: l'Eccellenza anzi
ex-Eccellenza che difendeva il turbante degli islamici. (111). La
letterina al "non-esimio" vescovo Raffaele Nogaro che "si
esibisce con articoletti, editorialucci, intervistine" filo-islamici. (192).
Bisogna dire che le invettive della Fallaci non sono mai
gratuite, ma vertono su temi importanti che la scrittrice difende
appassionatamente. Lo stesso per i suoi Ritratti, per lo più feroci, di cui
parla nella sua auto-intervista. Come: Hitler e Mussolini che lei vide da
bambina a Firenze nel 1938; Berlinguer e Nenni che le piacevano, pur
dissentendo dalle loro idee; Rutelli e Tremonti alle prese l'un l'altro in un
"cannibalesco" dibattito politico, con il primo che interrompeva
continuamente e il secondo che pigolava; il Baffettino cioè D'Alema borioso;
Fassino tentennone come Carlo Alberto del Risorgimento; e particolarmente
Berlusconi, "presuntuoso e vanesio", attaccato e
"sansebastianizzato" continuamente anche dai suoi. Fuori dell'Italia,
troviamo i ritratti di: Bush, non un'aquila, nel mondo di oggi privo di leader
(eccetto il Papa Wojtyla e Bin Laden, ahimè); Clinton, che si sbottonava i
pantaloni nell'Ufficio Ovale, e la moglie Hilary che apprezzava i suoi libri; Kerry,
con le sue "medagliucce" di guerra; Kofi Hannan un "monarca con
la cravatta" a prima vista "bonario", ma insincero e infido;
Arafat che durante l'intervista parlava sputacchiando, uno dei più ricchi
uomini del mondo, con i soldi dei palestinesi di cui si sarebbe appropriato;
Kissinger "coglione" che "il risibile Nobel lo vinse per una
Pace mai conseguita"; ecc.
Le interviste della Fallaci ai "potenti della
terra" o a personalità comunque significative (per esempio Mohamed Alì,
esponente dei neri convertiti all'Islam) sono tante; ma secondo la Fallaci i
personaggi "da prendere sul serio si contano sulle dita di una mano.
Khomeini, Deng Xiao Ping, Golda Meir, forse Indira Gandhi. E anche loro avevano
vinto la lotteria." Bacchetta Berlusconi, che si "eccita troppo
quando si trova accanto a Bush e Putin e anche accanto a quelle due nullità che
si chiamano Schröder e Chirac. [..."gongola"...] e sembra dire: *Guarda con chi sto!+" (IntSé 92). Lei asserisce che degli
uomini al potere che ha intervistato "cinque casi su dieci si trattava di
poveri stronzi, sicché lasciarsene intimidire sarebbe stato insensato" (Intervista
se stessa 92).
Infine la Fallaci, nonostante tutto, nonostante i morti
della guerra e gli orrori dei terroristi islamici, nonostante il cancro (il suo
"Alieno") che la consuma dentro, nonostante la orrida legge della
natura in cui gli esseri viventi mangiano altri esseri viventi, la Fallaci ama
la Vita e ricorda le parole di Anna Magnani: "Oriana mia! Non è giusto
morire, visto che siamo nati!" (Intervista Oriana F. 125). Ama e
celebra la Vita... all'incontrario dei figli di Allah che esaltano e
celebrano la morte, coi loro kamikaze e parenti: "Mamma, Said s'è
immolato! È divenuto un martire! Sei contenta mamma?".
"Contentissima, fegato mio. Contentissima! Ringraziamo Allah!" (126).
Certamente le prime vittime dell'Islam sono proprio gli stessi musulmani
islamici.
*
In conclusione, nonostante la mia stima e la mia simpatia
per la Fallaci, mi dispiace dissentire da lei, perché la sua passione include,
insieme alla sua rabbia e al suo orgoglio, anche tanto odio: "gonfio e
succoso" come quello della Cassandra di Christa Wolf. La quale tuttavia
trasmetteva la lezione delle donne alle pendici del monte Ida sulle sponde
dello Scamandro: "Tra uccidere e morire c'è una terza via: vivere." (Cassandra
147).
Anche la Fallaci ama la Vita, ma in lei l'amore è tanto
grande quanto l'odio.
"Amo troppo la Vita, mi spiego?
Sono troppo convinta che la Vita sia bella anche quando è brutta [...] E con la
stessa passione odio la Morte. La odio più d'una persona da odiare, e verso chi
ne ha il culto provo un profondo disprezzo. Anche per questo ce l'ho tanto coi
nostri nemici. Coi tagliatori di teste, coi kamikaze, coi loro estimatori, coi
loro parenti.") (Intervista Oriana F. 125-126).
La Fallaci non capisce, ma accetta, la morte ineluttabile
ch'è nella legge della natura: la mortalità e la legge mors tua, vita mea
per cui gli esseri viventi mangiano altri esseri viventi ("la Morte io non
la capisco. Capisco soltanto che fa parte della Vita e che senza lo spreco che
chiamo Morte non ci sarebbe la Vita.") (126). Ma non capisce e
non accetta la morte dei kamikaze islamici, che odia.
Invece dovrebbe sforzarsi di capire, perché quella morte
è una passione umana comprensibile, non incomprensibile e ineluttabile come la
legge della natura. E allora capirebbe che la morte dei kamikaze è anche odio e
disperazione. E capirebbe che anche l'Occidente è in gran parte responsabile di
quell'odio e di quella disperazione. Capirebbe che l'enorme divario tra la
ricchezza e la miseria nel mondo non è una legge della natura. E capirebbe
infine che l'amore e l'odio, il bene e il male, abitano nel cuore dell'uomo di
ogni razza e fede religiosa. Capirebbe che accanto agli orrori dei kamikaze ci
sono anche quelli "nostri", quelli di Abu Graib o quelli storici
dell'Inquisizione della Chiesa Cattolica. La Fallaci chiede: "Come
vorrebbe combattere il terrorismo [...]? Davvero coi baci e gli abbracci, il
perdono, il volemose-bene dell'Unità e di Papa Wojtyla?!?" (Intervista
se stessa 119). Ebbene sì, infatti: andando alla radice dell'odio (nostro
e degli altri) per vincerlo.
Mi piace concludere con una immagine poetica di vita e di
sogno, straordinariamente comune alle nostre due Cassandre. Cassandra di
Christa Wolf s'incanta quando Marpessa canta una canzone:
"Quando il bambino dorme, dice, la sua
anima, il bell'uccello, vola verso l'ulivo d'argento e poi, adagio, incontro al
sole che tramonta. Anima, bell'uccello. Talvolta lievi come il tocco di una
piuma, talora forti e dolorosi avvertivo i suoi movimenti nel petto. La guerra
si introdusse nel petto degli uomini e uccise l'uccello. Solo quando cercò di
introdursi anche nella mia anima ho detto *no+. Idea singolare: i movimenti dell'anima dentro di me
somigliavano ai movimenti dei figli dentro il mio ventre, un moto leggero, un
guizzo come in un sogno"... (Cassandra 98).
La Fallaci sogna pure un mondo in cui ci siano
rivoluzioni e libertà senza violenza:
"io sono rivoluzionaria. [...] La
rivoluzione, per me, non è la ghigliottina di Place de la Concorde. Non è la
presa del Palais d'Hiver a Pietroburgo. E tantomeno è il Corano [...] La
Rivoluzione è la metamorfosi del baco che senza far male a nessuno diventa
farfalla. Una bellissima farfalla. E vola. Infatti io sogno sempre di volare.
Come una farfalla anzi come un uccello." (Intervista Oriana F. 115-116).
NOTE
1 Anche nel
frontespizio de La Forza della Ragione - in riferimento alla conquista
dell'Occidente, cioè all'invasione dei musulmani islamici che premono alle
porte dell'Europa, dove poi penetrano e dilagano - viene citato questo passo:
" *Dilagano i Danai per la città sepolta nel torpore e
attraverso le porte spalancate accolgono altre truppe che si uniscono ai
complici drappelli.+ (Virgilio, Eneide.
L'incendio di Troia)." L'Europa attaccata dal terrorismo islamico sta come
Troia "sepolta nel torpore" nonostante le sue grida da Cassandra.
2 È un'illusione per la Fallaci credere
"che esista un Islam buono e un Islam cattivo." (La Forza... 267).
Sono riusciti a conquistare anche il collaborazionismo dell'Onu, che "è la
summa di tutte le ipocrisie, il concentrato di tutte le falsità. [...] È una
mafia di sottosviluppati e di imbroglioni che ci menano per il naso. Basti
pensare che ai figli di Allah l'Onu ha consentito di non firmare la Carta dei
Diritti Umani e di sostituirla con la *Carta dei
Diritti Umani in Islam+. Vale a dire
l'elenco degli orrori autorizzati o predicati dal Corano." (Intervista
se stessa... 123). La Fallaci cita queste due Sure del Corano:
"Allah non permette ai suoi fedeli
di fare amicizia con gli infedeli. L'amicizia produce affetto, attrazione
spirituale. Inclina verso la morale e il modo di vivere degli infedeli, e le
idee degli infedeli sono contrarie alla Sharia. Conducono alla perdita
dell'indipendenza, dell'egemonia, mirano a sormontarci. E l'Islam sormonta. Non
si fa sormontare."
"Non siate deboli con il nemico.
Non invitatelo alla pace. Specialmente mentre avete il sopravvento. Uccidete
gli infedeli ovunque si trovino. Assediateli, combatteteli con qualsiasi sorta
di tranelli." (La Forza... 105).
La Fallaci infine non solo viene minacciata di morte dai
musulmani, ma anche vilipesa da individui e gruppi politici in Italia (con
scritte come: "Fuck-you- Fallaci" o "Fallaci puttana" o
"Or-Jena Fallaci"). Viene pure minacciata di un processo da autorità
giudiziarie francesi e svizzere, sotto l'accusa di essere rea di
"razzismo-xenofobia-blasfemismo-istigazione-all'odio." Ma mentre la
Cassandra di Christa Wolf per le sue grida e la sua ribellione fu imprigionata
dai suoi; la Cassandra Fallaci sfuggì alla prigione per il rifiuto di
estradizione in nome dell'articolo 2 e particolarmente dell'articolo 21 della
nostra Costituzione, che garantisce la libertà di espressione. La Fallac,i che
con rabbia e orgoglio si era scagliata in una crociata a difesa dell'Europa, si
trova accusata e perseguitata nella stessa Europa. Anche il presidente della
Repubblica Ciampi la deride leggermente parlando dei suoi "fallaci-inganni,
fallaci-illusioni." (Intervista... 186). Come se davvero ci fosse
l'antica maledizione che Cassandra non debba essere creduta. È un personaggio drammatico, folle ed eroico,
che lotta. "Ah, se riuscissi a dimostrare che Troia brucia per colpa dei
collaborazionisti!" (153).
Secondo
la Fallaci il collaborazionismo di destra con l'Islam è motivato dagli
interessi di scambi commerciali coi paesi arabi; quello di sinistra, dal
tradizionale anti-americanismo politico o falso umanitarismo; quello dei
governi, per l'asserito bisogno della manodopera degli immigranti
("venite-venite, se-venite-vi-diamo-la-cittadinanza"); e c'è pure
quello della Chiesa. Insomma, "la Triplice Alleanza, cioè l'alleanza della
Destra e della Sinistra e della Chiesa che insieme hanno spalancato le porte
allo straniero, hanno avviato l'Incendio di Troia, hanno trasformato l'Europa
in Eurabia." (82). C'è anche il collaborazionismo della gente in
buona fede, dopo il lavaggio del cervello; o il collaborazionismo della gente
ignava, gli italiani voltagabbana dal motto "Viva Franza, viva Spagna,
purché se magna". Gli italiani "stronzi", quelli che lei evita
quando torna a Firenze in incognito, "perché mi ripugna incontrare gli
stronzi a causa dei quali mio padre morì in esilio sulla remota collina ed io
mi sento costretta a star qui" in esilio a Manhattan (La Rabbia... 13).
Ma la Fallaci riconosce che ci sono pure tantissimi che
l'apprezzano, come quel camionista bolognese che le scrive: "Il popolo le
vuol bene, molto bene, e vorrei conoscerLa. Vorrei bussare alla Sua porta con
mia moglie e portarLe tanti fiori, tanti tortellini." (Intervista...
39). In generale la Fallaci gode il favore della gente. Nel sito www.ibs.it troviamo questi commenti dei lettori: per La
Rabbia e l'Orgoglio su 269 commenti il voto medio favorevole è 3.43 /5;
per La Forza della Ragione su 328 commenti 3.67/5; per Oriana
Fallaci intervista sé stessa.
L’Apocalisse su 85 commenti 3.13/5.
OPERE CITATE
ORIANA FALLACI
- La Rabbia e l'Orgoglio,
Rizzoli, Milano, 9.na ed., 2002.
- La Forza della Ragione, Rizoli,
Milano, 18.ma ed., 2004.
- Oriana Fallaci Intervista Oriana
Falaci, Rizzoli, Milano,1.ma ed., 2004.
- Oriana Fallaci Intervista Sé
Stessa. L'Apocalisse, Rizzoli, Milano,1.ma ed., 2005.
CHRISTA WOLF
- Cassandra, Tascabili e/o,
Roma, 13.ma ed., 1997.