Mamma Mia! Una tempesta in una tazza di espresso? *
Anna Foschi Ciampolini **
Il mondo letterario italo-canadese
e italo-americano è sceso in campo in opposte fazioni per un libro di prossima
pubblicazione, l'antologia di racconti Mamma Mia: Good Italian Girls Talk
Back!
Il titolo e la copertina, intesi dagli editori come un
veicolo pubblicitario per vendere più copie, hanno incontrato l'opposizione
della scrittrice Gina Valle, che originalmente era incaricata di curare
l'antologia, e di metà delle autrici che avevano accettato di pubblicarvi i
loro racconti.
L'antologia ha come tema il rapporto fra madri e figlie ed
i contrasti generazionali acuiti dalle differenze culturali fra le madri,
immigrate di prima generazione legate alle tradizioni e riti della civiltà
contadina da cui provengono, e il disprezzo di quelle stesse regole, l'
aspirazione all'indipendenza che spingono le figlie a cercare di integrarsi
nella cultura canadese.
Gina Valle, che ha un dottorato in Multiculturalismo e
Istruzione ed ha curato l'antologia Our Grandmothers, Ourselves, aveva
raccolto una ventina di racconti e tutto sembrava filare liscio quando la casa
editrice ha deciso di cambiare il titolo originale Hyphenated Canadians
giudicato poco commerciale e rifiutando vari suggerimenti da parte delle
autrici, di fare uscire il volume con il titolo provocatorio Mamma Mia: Good
Italian Girls Talk Back con una copertina a sfondo rosso in cui campeggia
la figura di una donna irata e gesticolante. Valle ha ritenuto queste modifiche
come un tentativo di smerciare il libro usando i soliti, rozzi stereotipi
negativi riservati agli italiani in Nordamerica, e con lei altre undici
scrittrici hanno protestato ritirando il permesso di riproduzione delle loro
opere.
Valle ha mandato una e-mail circolare ad accademici e
scrittori di origine italiana e immediatamente il dibattito è divampato.
Questione di vendite o questione di immagine? Colti di sorpresa, i dirigenti
della casa editrice ECW Press, con in testa Joy Gugeler, si son mossi prima
esonerando la Valle dall'incarico e reclutando altre scrittrici di origine
italiana ed una nuova curatrice, Maria Coletta McLean, per terminare il volume
che uscirà a maggio e poi spedendo una lettera via posta elettronica ad un
vasto numero di personalità culturali ed autori italo-canadesi e
italo-americani. Così la lettera è finita anche sul mio tavolo di lavoro e se
all'inizio avevo deciso, d'accordo con il direttivo della Associazioni
Scrittori, di non intervenire perché la nostra linea di condotta è in favore
della libertà di espressione, e anche perché un editore ha effettivamente il diritto
di scegliere titoli e immagini di copertina e di licenziare i collaboratori se
questi non vogliono ottemperare, quando ho letto la missiva della Gugeler non
ho resistito, mi son messa a ticchettare alla tastiera.
Se come Presidente di associazione non intendevo
intervenire, come individuo invece ho libertà piena di esprimere quello che
penso e l'ho fatto senza esitare, come del resto hanno fatto anche personaggi
influenti e rispettati nel mondo accademico, come il Dr. Joseph Pivato della
Athabasca University, che ha ravvisato nell'impostazione dell'antologia, come
voluta dalla ECW Press, un altro esempio della immagine negativa degli italiani
resa popolare da The Godfather, Goodfellas e The Sopranos,
dichiarando: "This is a post
Sopranos decade of massive exploitation of negative Mafia images to sell
anything to Hollywood and the mass media. Many, many
Italian-Canadians and Italian Americans are saying "enough!" ECW
Pres stepped into this vortex." [“Questo è un decennio post-Sopranos di
massiccio sfruttamento di immagini di Mafia per vendere ogni cosa a Hollywood e
ai media di massa. Tanti e tanti
italo-canadesi e italo-americani dicono ‘basta!’ La ECW Press si è mossa dentro
questo ‘Vortice’.”]
La ECW Press si difende dicendo che il loro scopo è di vendere
più copie e un titolo come Mamma Mia! garantisce l'interesse del
pubblico, ma anche, come dice la lettera circolare di Joy Gugeler, di
"educare" e "rompere i tabu'" della cultura italiana vista
come oppressiva, maschilista e restrittiva delle libertà individuali. Infatti,
secondo la Gugeler, nelle famiglie italiane ci si aspetta che le figlie sposino
un bravo ragazzo italiano, che restino a casa dei genitori fino al giorno del
matrimonio e che obbediscano in tutto e per tutto ai loro desideri, si va
avanti a forza di segreti, inganni, bugie, superstizioni, rituali per
matrimoni, nascite e funerali, si
preferiscono i figli maschi alle figlie, sulla cui illibatezza si vigila
come occhiuti carcerieri e quindi da parte delle ragazze occorre una pazienza
da santi e una buona determinazione a ribellarsi e combattere per
sopravvivere.
Nella disputa è intervenuto anche il quotidiano Toronto Star con un articolo sulle
opposte fazioni, citando Maria Coletta McLean, la nuova curatrice: "I think Italian Canadians in 2004 have come
far enough that they can appreciate the irony….It's a tempest in an espresso
cup." [“Penso che gli italiani canadesi nel 2004 siano progrediti
abbastanza da apprezzare l’ironia... È
una tempesta in una tazza di espresso.”] Replica il Dr. Pivato, che
è alla testa
Il Toronto Star si chiede perché gli italo-canadesi
vogliano fare le vittime, dopotutto non vengono sottoposti al racial profiling negli aeroporti e
nessuno va a profanare i loro cimiteri. A questo risponde ancora Pivato: "Our history in
Basta davvero, per dire che non ci sono razzismo e
pregiudizi contro gli italiani, che non ci fermino agli aeroporti? E cosa dire,
non appena accendi la televisione, della valanga di "caroselli
pubblicitari" imperniati su stereotipi Mafiosi? La Coca Cola, la Pizza
Delissio Kraft per citarne solo due, proprio mentre in America gli
italo-americani stanno cercando di bloccare il cartone animato "Shark
Tales" in cui i pesci che sono gangsters e criminali parlano con un forte
accento italiano. E, tornando a Mamma Mia! perché non equilibrare le
storie di "denuncia" con storie di amore e comprensione filiale?
Dopotutto, queste madri che portavan con sé i loro antichi rituali contadini ed
il loro antico codice d'onore meritano rispetto, meritano di veder riconosciuto
il loro sacrificio e le loro lotte per sopravvivere in una terra straniera
dove, imprigionate dalla barriera della lingua, dalla discriminazione, sbalzate
in un mondo che non conoscevano e che contestava il loro ruolo in famiglia
hanno nonostante tutto cercato di allevare i loro figli secondo i loro
principi. La ECW Press nelle dichiarazioni al Toronto Star parla di
"hate messages" piovuti da parte sconosciuti da tutto il Nordamerica:
"hate messages?" una considerevole parte del mondo accademico,
artistico e letterario italo-canadese chiede soltanto di essere ascoltata su
una questione che riguarda la nostra immagine di italo-canadesi ed aspetti del
nostro retaggio culturale: è questo un messaggio di odio?
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* Questo articolo è stato
pubblicato nell’aprile del 2004 su L’Eco d’Italia di Vancouver e
riprodotto qui per gentile concessione della scrittrice.
** Anna Foschi
Ciampolini è nata a Firenze e vive a Vancouver dal
1983. Scrittrice, giornalista, traduttrice, ha anche prodotto e condotto
programmi radio e televisivi ed ha organizzato numerosissimi avvenimenti
culturali e conferenze internazionali. Ha pubblicato due antologie: Emigrante
(1985) e Writers In Transition: Yesterday, Today and Tomorrow (1990) ed
i suoi racconti e lavori di critica letteraria sono stati pubblicati in sei antologie
in Italia e in Canada. I suoi articoli sono usciti su giornali e riviste
letterarie in Italia, Stati Uniti, Australia, Costarica e Canada.
Ha vinto il terzo premio
della "Settimana Italiana - Ottawa", il premio speciale
giuria di "Voci di Donne - Città di Savona" ed è stata finalista del
Premio Pietro Conti-Filef: il suo racconto “Una giornata come un’altra” è stato
letto alla RAI sul programma nazionale rete culturale; inoltre, nel marzo 2006,
la radio Emiliano-Romagnoli nel Mondo ha mandato in onda un altro suo racconto,
“Struggente Rimini”.
Anna è la co-fondatrice del
Premio Letterario Francesco Giuseppe Bressani del Centro Culturale Italiano di
Vancouver, è stata per due mandati la Presidente della Associazione
Scrittori/Scrittrici Italo-Canadesi di cui è co-fondatrice e tuttora fa parte
del direttivo della associazione. RAI International le ha dedicato una
intervista nel 2005 e nello stesso anno è stata inserita nella Hall of Fame del
Centro Culturale Italiano di Vancouver, BC.
Anna lavora da molti anni a
Vancouver nel campo dell’assistenza a famiglie di immigrati vittime di violenza
domestica, e tiene corsi e seminari per immigrati e professionisti che lavorano
a contatto. Inoltre, partecipa come esperta di letteratura italo canadese e di
aspetti e problemi dell’emigrazione a conferenze ed avvenimenti letterari
in Italia.
1 giugno 2006
LETTERATURA CANADESE E ALTRE CULTURE