CAROLYNE VAN DER MEER
(segue l’originale inglese)
Recensione :
Bix’s Trumpet and Other Stories
di Dave Margoshes
NeWest Press, 2007; 238 pp.; $19.95
L’altro giorno stavo parlando con un’amica dell’ultimo
romanzo di Dave Margoshes, Drowning Man – mi stava chiedendo di
prestarglielo e stavo vantando i suoi meriti. S’informò
anche della sua ultima raccolta, Bix’s Trumpet and Other Stories, che facevo fatica a
mettere da parte, rubando di nascosto momenti per leggerlo mentre avrei dovuto
fare altre cose, più importanti. Voleva prendere in prestito anche quello, e mi
chiese di descriverlo. Dissi casualmente: “Margoshes
ha un suo modo di concludere ogni racconto – ciò che
sembra del tutto comune è in realtà un momento di crisi per i suoi personaggi –
anch’essi comuni. Loro arrivano a momenti significativi
in modi apparentemente banali – forse proprio come tutti noi facciamo nella
vita reale.”
Qualche giorno dopo, mentre rubavo di nascosto un
altro po’di tempo per la lettura, guardai la copertina che mostra
un quadro di Alex Colville
che mi piace particolarmente, Pacific, in cui si vedono la schiena di un uomo che sta
guardando dalla finestra onde che si frangono a riva, e una rivoltella sul
tavolo dietro a lui. È un quadro adatto per questo libro, semplicemente perché
riflette ciò che ho detto prima - quest’uomo
sta guardando la marea mentre dietro di lui
c’è una pistola da 9 mm, come se fosse una cosa completamente normale.
Saremo tutti d’accordo, ne sono sicura, che una pistola da 9 mm su un tavolo,
comune come una tazza di caffè, non è normale – almeno per la maggior parte di
noi. E lo stile letterario di Margoshes
è molto simile a quello di Colville; ogni cosa ha un
significato quasi letterale, molto realistico, ma se si guarda un po’ più da
vicino si vedranno cose che si sarebbero perse se non si fosse fatta
attenzione. Lui fa oggetto di studio tutte le cose che
la gente non nota, le piccole cose che cambiano in un attimo il panorama. Ma,
se non si fa attenzione, non si capirà mai che un’azione piccola, apparentemente senza
conseguenze, può essere lo stimolo per un grande cambiamento.
Il racconto del titolo, Bix’s Trumpet, dà
il tono a tutta la raccolta. Il protagonista, Leo, fa la conoscenza di Bix al college – Bix, che è stato
chiamato come il grande suonatore jazz di cornetta,
probabilmente perché suo padre ha ottenuto un corno Biederbecke
al posto di un segnapunti da cinquanta dollari in un gioco d’azzardo. Rimangono
in contatto di tanto in tanto dopo il college, passando insieme il fine
settimana qui e là. Durante uno di questi fine settimana in un condominio d’affitto
sul lago Tahoe, Leo e Bix sorseggiano insieme delle bevande nella piscina di acqua
calda sul terrazzo mentre aspettano che le loro mogli li raggiungano. Bix racconta casualmente all’amico di una relazione con la
sua segretaria – e ambedue si rendono conto che la porta scorrevole era aperta,
e che le donne hanno udito
il racconto di Bix. Mentre
gli uomini continuano a rimanere occasionalmente in contatto negli anni che
seguono, la loro amicizia è cambiata radicalmente.
A un certo punto Cathy, la moglie di Bix, scrive
che il marito si trova in una clinica di disintossicazione, e la tristezza che
Leo prova alla notizia non è abbastanza forte da fargli prendere il telefono e
chiamarla. Margoshes ha abilmente trasformato l’eccitamento
intorno allo strumento cornetta nella banalità del Bix
di oggi e nei problemi anche troppo comuni che
affliggono l’umanità.
In “Pornography”, alla
morte del patrigno la protagonista viene a sapere che i suoi scritti erano di
natura pornografica. Sua madre glielo rivela durante il periodo del lutto –
contemporaneamente al fatto che i suoi incarichi accademici finivano sempre
male perché i suoi appunti venivano scoperti, una
volta persino dalla sua segretaria, perché lui li aveva lasciati sulla
scrivania. Alla morte della madre, lei si assume volentieri il compito di
ripulire la casa. Quando finalmente scopre i manoscritti pornografici ficcati
in una scatola insieme alle lettere d’amore a sua madre e a
un grosso libro di poesie di un qualche valore, decide di bruciare il tutto,
preservando la dignità del suo patrigno dove può farlo. Quando legge le pagine
di materiale pornografico, riconosce ciò che eccita lei stessa . Margoshes forza i suoi
personaggi ad accettare la loro umanità – e forza i suoi lettori a capire che,
trovandosi nelle stesse circostanze, loro potrebbero non essere tanto diversi.
Margoshes esplora l’autoaccettazione anche in altri modi. In Promises la protagonista principale ripensa a una vita di scelte sbagliate in campo matrimoniale,
ammettendo coraggiosamente la sua incapacità di saper leggere nelle persone. Quando due dei suoi figli sono assaliti sessualmente dai
suoi partner, e le sue scelte future si presentano sbagliate in altri modi,
finalmente accetta che sì, ha preso decisioni negative, ma si è ripresa - e
continuerà a farlo. “E cosa potrà accadere di
peggio?”, si domanda. Qui Margoshes sceglie di non
concentrarsi sulla leggerezza della sua protagonista ma piuttosto sulla sua
forza, sulla sua capacità di essere felice malgrado i
suoi sbagli.
Con questa raccolta – di cui ogni singolo racconto
mi eccita – Margoshes dà prova ancora una volta di
essere un narratore poderoso. La sua innata capacità di esporre le
complicazioni della natura umana perché le si analizzi
non conosce limiti – ma ci insegna l’empatia nel farlo – perché non possiamo
fare a meno di riconoscere e accettare la nostra propria stravaganza mentre
leggiamo delle stravaganze di altri.
(traduzione di Elettra Bedon)
Pubblicato precedentemente in SubTerrain
n. 50, 2008.
Carolyne Van Der
Meer è una giornalista di Montreal che sta
completando un dottorato in Canadian Literature alla Università de Montréal. Sue poesie sono state pubblicate in Carte Blanche, in Bibliosofia (Italia)
e in Helios, e lo saranno prossimamente in Canadian Women Studies/Les cahiers
de la femme.
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Bix’s Trumpet and Other Stories
by Dave Margoshes
NeWest Press, 2007; 238 pp.; $19.95
The other day, I was talking to a friend
about Dave Margoshes’ last novel, Drowning Man—she was asking to borrow it
and I was touting its merits. She asked too, about his latest collection, Bix’s Trumpet and Other Stories, which I was
having a hard time setting aside, stealing clandestine moments with it when I
should have been doing other, more responsible, things.
She wanted to borrow it too, and asked me to describe it. I casually said, “Margoshes has this way of reaching a dénouement in each
story—what seems totally ordinary is actually a crisis moment for his
also-ordinary characters. They reach significant crossroads in seemingly boring
ways—maybe just like we all do in real life.”
A few days later, while stealing more secret
reading time, I considered the front cover, which features an Alex Colville
painting I particularly like, Pacific,
in which we see the backside of a man’s torso, as he looks out the window at
waves crashing onto shore, a gun sitting on a table behind him. It’s a good
painting for this book, simply because it reflects what I said above—this man
is watching the tide as a 9-mm revolver sits behind him, as if this is
completely normal. We will all agree, I’m sure, that a 9-mm revolver sitting on
the table, casual as a mug of coffee, is not normal—at least not for most of
us. And Margoshes’ literary style is much like
The title story, “Bix’s
Trumpet,” sets the tone for the collection. The protagonist, Leo, gets to know Bix at college—Bix, who was named
for the great jazz cornetist, likely because his dad
acquired Biederbecke’s horn in lieu of a fifty dollar
marker in a crap game. They keep in touch on and off well past college,
spending weekends together here and there. During one such weekend at a rented
condo in
In “Pornography,” upon her stepfather’s
death, the protagonist learns that his jottings were pornographic in nature.
Her mother reveals this to her during her grieving—along with the fact that his
professorial postings always ended in disgrace because the writings were
discovered, once by his secretary because he left them unattended on his desk.
When her mother dies, she willingly takes on the task of cleaning out the
house. When she finally finds the pornographic manuscripts tucked in a box
among love letters to her mother and a serious volume of passable poetry, she
decides to burn it all, preserving her stepfather’s dignity where she can. When
she reads the pages of pornographic material, she recognizes her own
titillation. Margoshes forces his characters to
accept their humanity—and forces his readers to understand that they might not
be so dissimilar faced with similar circumstances.
Margoshes also explores self-acceptance in
other ways. In “Promises,” the main character looks back on a life of poor
marital choices, courageously admitting her inability to read people. When two
of her children are sexually abused by her partners, and her future choices
measure poorly in other ways, she finally accepts that yes, she has made bad
decisions but that she has bounced back—and will continue to. “And what’s the
worst that could happen?” she asks. Here, Margoshes
chooses not to focus on his character’s foolishness but rather on her inherent
strength, her ability to be happy despite her mistakes.
With this collection—in which every single
tale fires for me— Margoshes proves once again that
he is a powerful storyteller. His innate ability to set out the intricacies of
human nature for our dissection knows no bounds—but here he teaches us empathy
in the process—because we cannot help but recognize and accept our own folly as
we read about the follies of others.
First published in SubTerrain #
50, 2008
Carolyne Van Der
Meer is a journalist and editor who is completing her PhD dissertation in Canadian Literature at
the Université de Montréal. Her poetry has been
published in Carte Blanche, Bibliosofia (