CAROLYNE VAN DER MEER
(segue originale inglese)
Longbridge Books, 2008; 111 pp; $18
La prima
raccolta di racconti della scrittrice montrealese
Licia Canton, Almond Wine and
Fertilità, che è stata presentata ai primi di maggio al Blue Metropolis International Literary Festival di Montreal, contiene alcuni importanti
messaggi. Canton, una canadese nata in Italia, la cui
tesi di dottorato verte sulla letteratura italo canadese,
utilizza i suoi racconti per esplorare l’esperienza italo canadese, così come
il ritorno alla madrepatria di canadesi di origine italiana. Ma – attraverso
questo – esplora anche la condizione umana, con tenerezza nella maggior parte
dei casi, ma qualche volta con un taglio più duro.
Il
primo racconto della raccolta, The Vespa
Ride, è la “pièce de resistance” della Canton. Una moglie racconta come ha trovato un marito
affezionato per caso. Ciò che comincia leggermente – la protagonista scherza
sul soprannome che l’anziano marito le ha dato,
“vecchia signora” – raggiunge un punto culminante che produce emozione
violenta. Da ragazzina, la moglie aveva fatto un giro in vespa con un uomo che
aveva incontrato occasionalmente portando al pascolo le capre o andando a prendere
delle uova in una fattoria vicina. Mesi dopo aveva messo al mondo una bambinetta. Quando la madre e la nonna le avevano fatto domande, lei ricordava poco di quanto era
successo quando aveva fatto quel giro in vespa – ma, chiaramente, il suo
corteggiatore l’aveva sedotta. Tre mesi dopo la nascita, la madre e la nonna
della ragazzina cercano il conduttore della vespa a casa sua, a circa cinque
chilometri di distanza. Lui non c’è – ma ritorna 15
mesi più tardi, pronto e deciso a sposare la ragazza che aveva messo incinta, e
a prendersi cura della figlioletta. Quarantacinque anni dopo, la moglie
riflette su come sia stata fortunata a trovare quest’uomo affezionato in circostanze contrarie a ogni
aspettativa, un uomo per cui non aveva avuto né amore né passione – ma con cui
ha passato una vita felice e pacifica allevando i loro due figli.
In Coincidence, la
protagonista incontra una vecchia fiamma durante un viaggio in Italia, e scopre
che la figlia di lui si chiama Luana, che è il suo
secondo nome.
Owed to My
Spouse è un breve, tenero racconto sul marito di una
donna costretta a letto da una malattia, che si prende cura di lei con
tenerezza.
In From the Sixth Floor, un marito violento cerca di convincere la moglie
di essere pazza e senza valore; le dice che dovrebbe
gettarsi dalla finestra del sesto piano e suicidarsi. Alla fine, lei si rende
conto che morire non servirebbe a niente – lui la odia talmente, non avrebbe
alcun effetto su di lui – e ciò le dà la forza di andarsene una
volta per tutte.
Self-Made Man è qualcosa di diverso – il protagonista è un uomo ricco
che odia la moglie e che non vede l’ora di divorziare da lei; comunque prova piacere nel tenerla prigioniera nel
matrimonio, poiché non rinuncerà a farsi affidare i figli, e ha abbastanza
denaro per esserne sicuro. Lei non se ne va perché non vuole perdere i figli –
e lui la tormenta mentre lei rimane.
Canton ha l’abilità di mettere in luce verità che
disturbano o addolorano. A volte lo fa in modo elusivo, altre volte ti sbatte
in faccia cose che preferiresti non vedere. Ma è
sempre imparziale nel suo ritrarre lo spettro delle emozioni umane.
(traduzione di Elettra Bedon)
Pubblicato precedentemente su subTerrain Magazine n. 49, 2008.
Carolyne Van
Der Meer è una giornalista di
Montreal che sta completando un dottorato in Canadian
Literature alla Université de Montréal. Sue
poesie sono state pubblicate in Carte Blanche, in Bibliosofia (Italia) e in Helios, e lo saranno
prossimamente in Canadian
Women Studies/Les cahiers de la femme.
Longbridge Books, 2008; 111 pp; $18
The first story in
the collection, “The Vespa Ride” is
In “Coincidence,” the main character meets up with an old flame while
visiting
“Owed to My Spouse”
is a short, moving story of the husband of a bed-ridden sick woman, who caters
to her with tenderness. In “From the Sixth Floor,” an abusive husband tries to
convince his wife that she is crazy and worthless and that she should simply jump
from the sixth-floor window and kill herself. In the
end, she realizes that dying would serve no purpose—he hates her so much, it
would have no effect on him—and this gives her the strength to finally leave.
“Self-Made Man” is a departure—the protagonist is a wealthy man who hates his
wife and can’t wait for their divorce; he takes pleasure in holding her hostage
in their marriage however, as he won’t give up custody of their children and
has enough money to ensure it. She stays because she doesn’t want to lose her
children—and he goads her while she stays.
First published
in subTerrain
Magazine n.
49, 2008.
Carolyne Van Der
Meer is a journalist and editor who is completing her PhD dissertation in Canadian Literature at
the Université de Montréal. Her poetry has been
published in Carte Blanche, Bibliosofia (