Cassandra, di Christa Wolf
Egidio Marchese
La struttura narrativa di Cassandra
(trad. di Anita Raja,
Tascabili e/o, Roma, 1997) di Christa Wolf, è quella della rievocazione: un flusso continuo di
sentimenti come emergono nella memoria dal presente al passato e ancora al
presente, a poche ore dalla morte. Una elegia con
lamenti, invocazioni, paure, amore, odio, "il mio odio gonfio e
succoso" (p. 13).
Tanti sentimenti e segni di una femminilità anche
imbarazzanti: come l'invidia fra donne; la smania del piacere di piacere; la
danza sfrenata e impudica delle donne al tempio di Cibele
(p. 26); l'esperienza dello "sverginamento rituale delle donne nel
tempio" (p. 72); la femminilità nella vergogna ("Sperimentai due
specie di vergogna: quella di essere scelta, e quella di restare seduta in attesa") (p. 22); la femminilità di quando per la
prima volta Cassandra apprese "l'arte di ricevere un uomo" e nella
stessa occasione sentire dentro "odio e gratitudine" verso l'uomo che
le aveva insegnato quell'arte (p. 35).
La bellezza naturalmente è l'eterno seducente
attributo della femminilità: "Ah Polissena. Come ti muovevi.
Vivace e impetuosa, e nello stesso tempo leggiadra" (p. 34). E la bellezza della stessa Cassandra: "Litigano sulla
mia bellezza; le anziane la sostengono, le giovani la negano" (p. 15). E quella di Marpessa: "La
cosa più bella in Marpessa, vidi, era la sua
andatura, con vigore, senza sforzo, mandava avanti le gambe a partire
dall'anca" (p. 59). E la bellezza di Mirina conturbante come sarebbe
potuta apparire a Saffo: "la sua timidezza
nascosta bene in fondo, il suo timore del contatto, a cui io non recai mai
offesa, fino a quando non mi fu concesso di avvolgere intorno alla mano la sua
criniera bionda e seppi così quanto fosse stato possente il desiderio che ne
avevo avuto" (p. 10).
Ma non c'è da pensare in alcun modo che in Christa Wolf ci sia alcunché di decadente. Al contrario. In Cassandra si
sviluppa una forte coscienza morale, la sua ribellione e opposizione agli
inganni, ai vizi dell'orgoglio, alla fabbricazione di falsi pretesti per
commettere e mantenere soprusi, alle false ragioni di stato per giustificare
ogni oppressione e la guerra. Tutto questo trova uno straordinario riscontro ai
tempi d'oggi, nel Medio Oriente e altrove.
La femminilità di Cassandra oscilla tra il corpo
e l'anima, come in Marina Cvetaeva. "Finalmente,
dopo tanto tempo, ecco di nuovo il mio corpo. Ecco di nuovo
la trafittura che brucia dentro. Ecco di nuovo il sentimento spossante,
totale, per un essere umano." (p. 10) Corpo e
sogni: "Cominciai a fare attenzione al mio corpo, che, chi lo avrebbe
pensato, si lasciava governare dai sogni." (p. 97) Corpo e pensiero:
"Il corpo imporrà il dominio sul pensiero" (p. 28). Corpo e anima:
"Nel fondo più profondo; nell'intimo più intimo, là dove corpo e anima non
sono ancora divisi e dove non giunge parola, né pensiero, seppi tutto" (p.
140).
La femminilità di Cassandra porta all'esame della
sua diversità dagli uomini. Patriarcato e matriarcato. Vedi i riferimenti al
padre Priamo, alla madre Ecuba e ai rapporti fra di loro, all'amore di Cassandra per Enea, ai rapporti
tra Agamennone e Clitennestra, alla bestialità di
Achille e i suoi stupri, ecc. Vedi l'invocazione di un aborto al tempio di
Apollo: perché Apollo e non Minerva? "La loro preghiera alla divinità
[...] era così contro natura, che non potevano
rivolgerla a una dea, ma solo a un dio maschio." (p. 134) Vedi l'amazzone
Polissena e le sue guerriere e come si distinguono dagli uomini: uccidono
perché devono uccidere, ma a differenza degli uomini non ci provano piacere. Quel piacere perfino "lascivo", di libidinoso sadismo,
nell'uccisione di Troilo da parte della bestia
Achille. (pp. 92-94). Vedi Cassandra: "I maschi, deboli, ma con il
prepotente bisogno di vincere, si servono di noi come vittime per poter conservare
il sentimento di sé" (p. 149). Ma vedi anche la figura di
Enea e di Anchise, per una valutazione dell'uomo.
Quello che più conta in quest'opera di Christa Wolf, come dicevo, è la
forza morale di Cassandra. C'è un progresso dalla fanciulla
ignara, alla conoscenza del cinismo nella maturità (..."fanciulla che ero,
immagine desiderante e struggente, figura giovane e radiosa dentro una zona di
luce"...) (p. 30). Figlia prediletta del re Priamo, orgogliosa
sacerdotessa, parte stessa dell'autorità e del potere politico, va scoprendo
gli inganni e le manipolazioni che portano alla guerra. È connivente col
potere, vive d'indolenza, si ribella - la voce che le squassa il corpo in
convulsioni al limite della follia, la voce profetica
di sventure e di morte. Viene ancora a compromessi con la sua coscienza e
infine non può che opporsi totalmente, costi quel che costi. Per
cui finì in prigione per le ragioni di Stato della guerra. (E finirà poi uccisa dai vincitori della guerra.)
"Tra uccidere e morire c'è una terza via:
vivere" (p. 147). Lo aveva capito Cassandra a contatto delle donne che
vivono nelle capanne e nelle caverne alle pendici del Monte Ida sulle sponde
dello Scamandro, nelle montagne e nei boschi, là,
lontano dal palazzo reale di pietra, dove Anchise visse il suo sogno che
trasmise ai giovani: "come si sogna restando con
i piedi per terra" (p. 167). Occorre "combattere il
male prima, quando ancora non si chiama guerra" (p. 131), spezzare
la logica della guerra, predica Anchise, smascherare il vizio del ragionamento
per cui si crea prima il nemico e poi si mostra la necessità ineluttabile della
guerra. Esattamente come succede ancora una volta oggi.
C'è l'asse del male, ci sono i buoni e ci sono i cattivi, naturalmente noi
siamo i buoni, chi non è con noi è contro di noi. Esattamente così Eumelo, il consigliere del re Priamo, crea uno stato di
paura, cordoni di sicurezza sempre più stretti intorno ai cittadini, come oggi
nella guerra contro i terroristi. Come dice Anchise: "Eumelo
ha bisogno di Achille [oggi Saddam
Hussein] come una vecchia scarpa della compagna"
(p. 131). Non c'era nessuna Elena che giustificasse la
guerra di Troia, così come non sono state trovate in Iraq armi di distruzione
di massa: la grande menzogna che fa gridare Cassandra quando la scopre, quel
suo grido tremendo fino al limite della follia, che risuona ancora oggi.
Trascrivo il commento della stessa Christa Wolf ("la più nota
scrittrice contemporanea di lingua tedesca") alla sua opera: "Sentivo
Cassandra come una figura molto significativa per il nostro
tempo. Durante un viaggio in Grecia ho visto Micene,
ho vissuto con tutti i sensi il paesaggio che era stato quello di Cassandra. Mi
ha interessato cogliere il punto cruciale, alla nascita della nostra cultura,
in cui è cominciata quell'alienazione che adesso ci porta vicino
all'autodistruzione. Mi ha interessato il momento in cui, con l'avvento della
società patriarcale e gerarchica, l'espressione letteraria femminile sparisce
per millenni."
Trascrivo anche i versi d'ispirazione di Saffo nel frontespizio: "Già torna a riscuotermi Eros / che scioglie le membra, / dolceamara, indomabile, oscura / belva."
LETTERATURA CANADESE E ALTRE CULTURE