DUE LIBRI,
UNA PAGINA (108)
Letture di
Fabio Brotto
L’archivio segreto di Annarosa Mattei (Mondadori 2008 ) e L’amore necessario di Nadia Fusini (Mondadori 2008 ) sono due
romanzi molto diversi, ma qualcosa li unisce. Non tanto il calligrafismo, che
pure si nota subito - la cura della forma è molto superiore a quella del
romanzo medio di oggi -, quanto, in ciò che dicono, la
crisi della differenza, ovvero l’aspetto fondamentale, insieme alla cultura
vittimaria, del nostro mondo.
Il romanzo della Mattei ha un respiro più
ampio, la giornata della protagonista-voce narrante a spasso per Roma la porta
a contatto con uomini e donne del passato, monumenti, persone conosciute e
sconosciute, molti personaggi appena tratteggiati, e soprattutto gente della
borghesia intellettuale della sua cerchia, quasi tutti presi
da irrisolti problemi d’amore. Ma l’interlocutore più
importante è un gatto, saggio e parlante, che guida la protagonista nel mistero
dell’essere (addirittura). Nel romanzo della Mattei
vediamo un disperato tentativo di salvare la differenza tra l’uomo e la donna,
attribuendo tra l’altro alla donna il ruolo di narratrice di storie e all’uomo
quello di ascoltatore, sul modello delle Mille e
una notte, che come soluzione è davvero un po’ debole, per quanto
suggestiva. Nello stesso tempo, in assoluta contraddizione, vediamo il venir
meno di ogni differenza tra l’animale e l’umano (già
intravisto nel romanzo di esordio). E anche questo, coi
gatti e i cani che parlano, ecc., è un segno dei tempi. Un gatto che parla, o
che comunque è qualcosa di più di un gatto, deve
essere (se non siamo in una favoletta o in Esopo) un
demone come nel Maestro e Margherita, o un umano sotto falso sembiante. Qui viene presentato come un puro gatto. Qualcosa non va.
* * * * * * *
Il breve
romanzo di Nadia Fusini ha anch’esso nella fabula una
dimensione temporale ristretta: in una notte la protagonista-voce narrante
(anche qui) scrive una lunga lettera all’amato, in cui ripensa tutta la sua
vita amorosa. Ovviamente l’amore omosessuale (maschile e femminile) è posto
sullo stesso piano di quello eterosessuale. Anche qui
crollo delle differenze. Ciò che li unifica è la passione. Infatti
l’amore di cui parla la Fusini, ben più di quello
della Mattei, è l’amore-passione, esattamente quello di
cui ha scritto, nel suo memorabile e illuminante libro, Denis De Rougemont. Ed essendo
l’amore-passione, esso ha una dimensione vittimaria essenziale, è sempre vicino
alla morte, invoca necessariamente la morte. Secondo la tradizione che parte
dai trovatori e si celebra nel romanticismo.
… ci saranno uomini, finché
le donne ne custodiranno in sogno l’idea. Ogni donna sogna un uomo ideale, e
così facendo nutre l’essenza stessa della mascolinità (p. 98). C’è qui lo stesso pensiero che si
trova nella Mattei. Interessante
questo tardivo approdo femminile all’idea che l’altro è costruito dal sé: nella
letteratura scritta da uomini questo si vede da 2000 anni e più. E però
la crisi della differenza fa sì che l’altro non possa essere veramente altro:
… a far sognare le donne non è la fantasia di uomini potenti, virili. No, quello che fa davvero sognare
le donne è il maschio che ha incorporato in sé la
femmina. Non è Cesare, il padrone del mondo, che fa impazzire Cleopatra, è
Antonio (pp. 98- 99). Ho seri dubbi che valga l’inverso, e che l’uomo sia fatto sognare dalla donna che ha in sé il maschio,
almeno finché il maschio sussisterà come tale, e fatte salve le patologie, e
quelle che Freud chiamava perversioni. Ma forse sono
troppo rozzo.
29 dicembre 2008