DUE LIBRI,
UNA PAGINA (88)
Letture di
Fabio Brotto
Il Messico
svolge un ruolo centrale nel percorso a zigzag con cui Eric, il giovane
protagonista del romanzo di Anita Desai The Zigzag
Way (trad. di A. Nadotti, Einaudi, Torino 2007) risale verso le sue
origini. A tratti avverto una qualche aura del McCarthy della Border
Trilogy (il Messico come luogo del sangue e del sacro arcaico). Dalle pp.
106 -107 un dialogo da cui emerge quest’essenza del Messico, e quello che forse
è il personaggio principale del libro, la vecchia doña Vera, eroina delle
ricerche antropologiche e della difesa dei nativi, viene
smascherata come tipica esponente di una “cultura” novecentesca in cui la
superficie conta più della profondità, e non vi è possibilità di marcare con
chiarezza i confini tra menzogna e verità.
Io credo che, in un modo o nell’altro, sia ciò
che facciamo, - disse infine. - Le persone e i paesi. Se
pensiamo ai nostri errori, alle nostre colpe, è un bagaglio pesante -. Si
grattò il capo. - Ecco perché, da queste parti, la gente è così felice di
andare in chiesa, ogni giorno, più volte al giorno,
ogni volta che passa vicino a una chiesa. Entrano, si fanno il segno della
croce, pregano un po’, accendono una candela ed escono… perdonati, pronti a
tirare avanti.
E chi non è credente?
André si strinse nelle spalle. - Forse dobbiamo perdonare noi stessi.
- Pensi che sia possibile? - chiese Eric stupito.
- No, penso che ci voglia di più, molto di più. Sacrifici, forse. Come nei
tempi andati… sacrifici animali, materiali, perfino umani.
Rifletterono entrambi: ovunque in Messico si vedevano macchie di sacrifici,
sangue e storia erano inestricabili.
- Come si fa a sapere quando si è sacrificato abbastanza… capre, polli,
bambini, vergini? Oro, argento, monili? Cosa e quanto per
ottenere il perdono?
- Forse può dirlo il prete. O lo decidi tu, perdoni te
stesso. Ma non basta. Sono gli altri che devono
perdonarti. Te lo devi guadagnare.
- Ritieni che possa esserci perdono per chi uccide, per chi toglie la vita?
- No, personalmente non credo. - Neanch’io.
- Quindi forse bisogna vivere una vita di penitenza, di servizio.
- Pensi che la vita di doña Vera sia una vita di penitenza? Cercando di
mettersi al servizio degli huichol? Un’idea interessante, li ospita in casa
sua.
André si abbandonò sulla sedia, rilassandosi come se un qualche pericolo fosse
passato. Rise perfino. - Bel trofeo, eh? Qualcosa da mettere in mostra.
Eric si rese conto che André aveva toccato un tasto in qualche modo dolente. -
È strano, ma non parla mai con loro, solo di loro… ai forestieri presenti.
- E sai perché? - gli occhi di André scintillavano.
Sembrava capace di notevole malizia. - Te lo spiego io. Credo… credo che non
conosca la lingua! Ecco perché. Non ha mai imparato la lingua! Guarda che bel
tipo di «esperti» si trovano qui in Messico. Non dev’essere facile per lei
reggere il gioco. Non trovi?
*
* * *
* * *
Nell’attuale clima di scontro di
civiltà può essere stimolante la lettura del
saggio di Karl-Josef Kuschel “L’Ebreo, il cristiano e il musulmano
s’incontrano”? “Nathan il saggio” di Lessing (Queriniana, Brescia 2006).
Un libro che svolge una penetrante analisi del famoso pezzo teatrale di
Lessing, individuandone i presupposti teologici e mostrandone l’attualità.
La tesi centrale è che le tre religioni
abramitiche debbono guardare alla comune origine,
rinunciare ad affermare il possesso esclusivo della Verità, e accettare l’idea
che anche l’altro ha i suoi padri, e che non può abbandonarli. Ne consegue un
umanesimo teologico, che pone di fronte a ciascun uomo il Bene, e di esso comprensioni solo parzialmente differenti: differenze
che possono apparire poco significative. E, in effetti, l’etica e soprattutto
la sapienza nell’ambito delle tre fedi sembrano poter
costituire un’unità.
“I cristiani e gli ebrei sono cristiani o ebrei prima che uomini? Ah, se in voi trovassi un altro uomo
al quale è sufficiente chiamarsi uomo!” (II/5)
Da nessuna parte risulta
tanto chiaro come qui che il Nathan di Lessing è un racconto contro la morte, una parabola contro il sangue
e contro le vittime. La stessa struttura del racconto è quindi la critica più
netta dell’ideologia antisemitica. (p 112)
Questo libro può essere senz’altro
accostato a Islam di Hans Küng nel suo
intento di trovare un punto d’incontro delle tre fedi. E’ chiaro che ai
Cristiani è chiesta una rinuncia che non mi pare al momento praticabile, quella
dell’affermazione del Cristo come unica via di salvezza. Ma
si sa che il regno delle interpretazioni ha amplissimi confini.
7 settembre 2007