Isaac Babel - L’anima russa barbarica e lirica
Egidio
Marchese
Infanzia. Dalla nonna (12 novembre 1915) di Isaac Babel (1894-1940), è un breve
racconto di una singolare bellezza. Narra la giornata di un ragazzo che va
dalla nonna, mangia ("Mangiai tutto. Ero un sognatore sì, ma di buon
appetito") e poi studia, fa i compiti, ha delle lezioni di musica e di
ebraico, legge un po', conversa con la nonna, cena e va a letto.
Su questa lineare realtà di una normale giornata si aprono
spaccati nel passato e nel futuro, realtà e sogni, che creano nel ragazzo
emozioni e turbamenti. D'improvviso, mentre legge Il primo amore di
Turgenev, schiocca sulla guancia di Zinaide la "sferzata" che lo
mette in agitazione: "il colpo di frusta, quel sibilo penetrante, solo
adesso capisco quanto fosse strano e quanto significasse per me". Ma non
ci sono spiegazioni e quella sferzata resta sospesa, come una parte emblematica
della vita, come l'incartocciarsi
della foglia o il cavallo stramazzato di Montale.
L'emozione quasi angosciosa e totale che agita il ragazzo
("Tutto mi pareva inusitato in un momento e avrei voluto fuggire da tutto
e al tempo stesso rimanere per sempre.") si placa col cadere della sera,
mentre una voce dei vicini prese a cantare la romanza "Perché amo
follemente." Che tristezza!
La nonna accende la luce, la vita continua con nuovi
spaccati di storie vissute nel passato. Un povero ebreo è tormentato da un
commissario, che poi viene trovato morto col viso paonazzo e gonfio. La nonna
con gli occhi gialli ora tace. "La vicina continuava a cantare [...] La
luna abbagliava sempre." Altri spaccati di vecchie storie: tristezze,
nuove speranze, sconfitte: ...il nonno meraviglioso e drammatico, il figlio
disgraziato, il conte alto e canuto che al suo plotone di esecuzione ordina:
"Fuoco!" (La stessa tragica sorte toccherà a Isaac Babel, fucilato
nel 1940.) Sovrasta un senso del destino che grava sul ragazzo, un senso che
"si abbatte pesantemente - per sempre - sulle [sue] deboli, sulle [sue]
infantili spalle." Infine il ragazzo si addormenta, un sonno duro,
giovanile "protetto da sette sigilli, nell'afosa camera della nonna
". Difficile vivere. Una vita di dure realtà e di sogni, inestricabilmente
connessi.
Questo breve giovanile racconto di Babel prelude alle
opere maggiori Diario 1920, e soprattutto L'armata a cavallo del
1923-1926, una rappesentazione della storia e dell'anima del popolo russo
tragica, barbarica e lirica. Nella guerra contro i polacchi, testimoniata da
Babel quale corrispondente dal fronte, appaiono gli orrori della guerra, in
particolare la ferocia e la barbarie dei cosacchi, frammiste a sentimenti
lirici. In un tugurio di contadini giace a terra contro la parete un vecchio
ebreo sgozzato e col viso spaccato in
due, egli aveva implorato invano che venisse ucciso fuori dietro la casa, non
alla presenza della figlia: "si preoccupava di me. E allora io voglio
sapere, adesso, - disse d'improvviso la donna con una forza terribile, - io
voglio sapere dove troverete, in tutta la terra, un padre come il mio..." (L'armata,
33). In un altro racconto un figlio scrive alla madre in maniera rozza come il
padre ("mio padre era una bestia libidinosa") avesse ucciso uno dei
suoi figli orrendamente a colpi di sciabola, e come poi un altro figlio avesse
catturato e smascherato "il babbo",
lo avesse "frustato" e poi ucciso. (36)
Ho affermato che la frustata di cui si legge nel racconto Dalla
nonna ("il colpo di frusta, quel sibilo penetrante") è come una
parte emblematica della vita. Ma debbo aggiungere che è anche la rilevanza
storica della frusta nell'anima russa. Il
giovane scrittore aveva intuito quel significato: "solo adesso
capisco quanto fosse strano e quanto significasse per me". Elaboro un poco
l'assunto.
Oltre che in Turgenev, la frusta si trova nel racconto Rosso
(1900) di Maxim Gor'kij, con Vaska Krasnij il fustigatore e la ragazza
prostituta Aksinia; in Taras Bul'ba (1834, 1840) di Gogol, e in altri
scrittori russi. Nel libro sul decadentismo di Mario Praz La carne, la morte
e il diavolo nella letteratura romantica l'autore afferma: " L'anima
russa, a sentire il Dostoevskij, sarebbe naturaliter assai incline al
sadismo" e cita lo stesso scrittore da Il diario di uno scrittore:
"Credo che il bisogno fondamentale dell'anima russa sia la sete della
sofferenza, una sete costante in tutto e da sempre". La sofferenza in
Dostoevskij è catarsi, ma è anche arte per l'arte o decadenza, come lo sarebbe
pure, secondo il Praz, "l'orgia necrofilico-algolagnica che conclude l'Idiota,
e il carattere dell'invalida Lisaveta nei Karamazov." (320). Più
specificamente sulla frusta, nei Karamazov Fjodor Pavlovic racconta di
una singolare tradizione: "Di passaggio per Mokroje, interrogo una volta
un vecchio e lui mi dice: 'Ciò che ci piace più di tutto è condannare le
ragazze ad esser frustate e noi le facciamo sempre frustare dai giovanotti.
Domani poi il giovanotto si piglierà per fidanzata quella che oggi ha frustata,
di modo che per le ragazze stesse questa è diventata una usanza.' Che razza di
marchesi de Sade, eh?" Altrove Ivan
dice: "Da noi prevalgono le battiture, la verga e la frusta, tutto ciò è
nazionale... Le verghe, la frusta sono qualcosa di tutto nostro, che non ci può
essere tolto... Noi abbiamo il pronto e immediato godimento che accompagna la
storica tortura delle verghe." (320).
La mia digressione sul racconto Dalla nonna può
essere l'esempio di una lettura storicistica del testo, circa l'elemento della
frusta; ovvero, nella prima parte del commento, una lettura lirico-descrittiva,
dove la frusta assume una significazione emblematica fuori della storia.
Per un approfondimento sull'anima russa barbarica e
lirica, possiamo comparare L'armata a cavallo e Diario 1920 di
Babel con Taras Bul'ba di Gogol. I cosacchi di Gogol ("il
cosacchismo - quel vasto irresistibile slancio della natura russa") (18),
combattono contro i polacchi, i tartari, i turchi e anche gli ebrei e i
cattolici nemici del cristianesimo ortodosso della grande madre Russia, e hanno
la stessa ferocia barbarica dei cavallegeri anche cosacchi di Babel, nella
guerra contro i polacchi. Le fruste, come le sciabole, sono frequenti. In Gogol
i giovani del collegio sono disciplinati a colpi di frusta; in Balel: "I cavallegeri volteggiavano
sul campo e roteavano con maestria incomparabile le loro fruste" (L'armata,
115). Perfino una vecchia contessa
frusta il figlio "perché non aveva dato un erede alla stirpe che
s'estingueva" (105).
In entrambi gli autori gli orrori della guerra sono
tremendi, con crudeltà efferate, saccheggi, distruzione e massacri. In Gogol dei bambini vengono infilazi nelle
lance e gettati con le donne negli incendi. Taras Bul'ba fa a pugni con uno dei due figli
appena tornati a casa dal collegio per misurarne la forza, poi si affretta a condurli alla guerra,
mentre la madre piange. Essa qui rappresenta la lirica dell'anima
russa, mentre il padre ne rappresenta la barbarie. Troviamo in Gogol
- come abbiamo visto pure ne L'armata a
cavallo - un padre (Taras Bul'ba) che
uccide il figlio più giovane reo di tradimento, perché innamorato (motivo
lirico) di una nemica bellissima fanciulla polacca; mentre l'altro figlio morrà
torturato barbaricamente nelle mani del nemico. In Babel la lirica si alterna
alla barbarie, in varie forme: la nostalgia ("Odessa, l'anima mi
sanguina") (Diario, 284); l'amore ("Una ciocca di capelli di
donna era conservata tra le pagine del libro con le risoluzioni del sesto
Congresso del partito") (L'armata,170); una canzone ("antiche
e dolenti nenie") (167), ecc. In entrambi gli autori i barbari guerrieri
disprezzano la cultura, Taras Bul'ba dice: "le accademie, e tutti codesti
libri, abbecedari e filosofia, e tutta codesta roba, to'... ci sputo sopra, a
codesta roba! (13). In Babel un intellettuale "cogli occhiali" è
deriso: "Cocco di mamma! - gridò lui [il comandante] ridendo, - e con gli
occhiali sul naso, un bel peso morto..." E ancora: "Apanasenko li
scannerà - lui odia gli intellettuali, li odia profondamente, lui vuole uno
stato a suo modo aristocratico, contadino, cosacco" (Diario, 268).
Ma tra Taras Bul'ba di Gogol e L'armata a
cavallo e il Diario 1920 di Babel ci sono pure notevoli differenze,
perché tra l'uno e l'altro intercorre un secolo, che tuttavia non è un periodo
molto lungo in un paese come la Russia in cui le strutture feudali sono
sopravvissute fino al 1917 e oltre. In Babel gli ebrei combattono fieramente
nelle fila della cavalleria rossa, in una maniera insolita; mentre in Gogol
sono trattati come esseri sudici gretti ladri bugiardi e bramosi di danaro. Inoltre
manca in Babel lo spirito romantico della fiera figura ribelle del cosacco; e
manca lo spirito dell'amore sentimentale, come quello della beltà della
fanciulla polacca. Infine la prosa di Babel è di una sua straordinaria crudezza
e concisione.
Quello di Babel è uno stile anche barbaro (come nella
descrizione dell'urina nelle orbite e nella bocca di un cadavere abbandonato
sul campo di battaglia)... o barbaro e lirico, come anche nella semplice
distruzione di un alveare: "un alveare distrutto, bruciato, questa è
un'usanza barbara e orribile - ricordo i telai di legno divelti, migliaia di
api, che ronzavano e sciamavano vicino al favo distrutto, sciami pieni di
angoscia" (Diario, 268)... o
uno stile anche lirico e surrealista, come nelle descrizioni della
natura: "Un sole arancione rotola nel cielo come una testa mozzata" (L'armata,
31)... "Il cielo trascolora. Un sangue languido esce da una bottiglia
rovesciata lassù" (58)... "La luna s'era levata da dietro lo stagno,
una luna verde come una lucertola" (105)... "seguì di soppiatto il
tramonto spegnendo le stelle col suo tacco scarlatto" (169)... "La
notte leniva la nostra tristezza, un vento leggero ci sfiorava, come una gonna
materna" (112)... o altre scene e figure con tinte di colori violenti e
motivi lirici, come nei quadri del contemporaneo Chagall, la cui ispirazione
affonda le sue radici ebree nella stessa anima russa lirica e barbarica.
Isaac Babel è una figura rappresentativa del suo tempo,
tra la prima e la seconda guerra mondiale. Conobbe - come tanti suoi
connazionali da Chagall a Majakovskij a Pasternack - i nuovi fermenti culturali
dell'inizio del secolo, che giungevano dalla Francia e dall'Italia col
futurismo diffuso in Russia. Aderì alla rivoluzione del 1917 che prometteva gli
albori di una nuova civiltà con più libertà per gli ebrei, ma fu poi disilluso.
Babel fu ucciso per questa sua disillusione, nel periodo dello stalinismo. Egli
scrisse: "Bisogna penetrare nell'anima di un combattente, io lo faccio,
tutto questo è terribile, sono bestie con dei principi." (Diario,
261).
ISAAC
- The complete
works of Isaac Babel,
Edited by Nathalie Babel, traslated by P. Constantine, W. W. Norton & Co.,
-
Infanzia. Dalla nonna in Odessa, Marsilio Ed., Venezia, 1998.
- L'armata
a cavallo. Diario 1920, Marsilio Ed., Venezia, 1994.
NIKOLAJ
GOGOL
- Taras
Bul'ba, Mondadori, 1950.
MARIO
PRAZ
- La
carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica, Sansoni, Firenze,
1966.
LETTERATURA CANADESE E ALTRE CULTURE