V.S.
NAIPAUL. ODISSEA DI
UNA RICERCA D’IDENTITÀ
Egidio Marchese
Half
a life / La metà di una vita (2001) di Sir
V. S. Naipaul (1932-), vincitore
del Premio Nobel nel 2001 e del Booker Price nel
1971, è la storia di una ricerca di identità, sia a livello individuale
che collettivo. Colonialismo e post-colonialismo, pregiudizi
e lotte razziali, privilegi e discriminazioni sono lo sfondo storico
sociale di questo romanzo. La ricerca d'identità conduce il protagonista Willie Chandran dall'India a
Londra, e da Londra ad una colonia orientale dell'Africa - paesi avviati
a una crisi di conflitti e sconvolgimenti sociali - e infine a
Berlino.
All'inizio del romanzo in
India incontriamo il padre del protagonista, una
sorta di asceta opportunista o eroe fallito. Egli apparteneva a una casta sociale privilegiata, e aveva risposto in
buona fede al richiamo rivoluzionario del grande mahatma Gandhi; perciò
pratica la disubbidienza civile, e per sovvertire l'ordine sociale
delle caste frequenta una donna d'infimo grado, per niente bella, coi
piedi neri, una carnagione molto scura e due grandi denti. Per sfuggire
poi ai suoi persecutori, si rade la testa e a
piedi scalzi si rifugia nel tempio, proclamando una vita di rinuncia e di
sacrificio.
Gli eventi lo
avevano portato ad assumere un ruolo, da cui purtroppo non poteva più
tornare indietro. Si trova anche a dover sposare la ragazza
brutta d'infimo grado. Ma la gente comincia a venerarlo e anche
dall'Inghilterra arrivavano scrittori e giornalisti in India - terra di spiritualità
- a incontrare questo grande personaggio. Il
quale all'inizio della sua ribellione aveva bruciato pubblicamente - senza
che nessuno se ne fosse accorto - i libri di letteratura inglese: The Mayor of Casterbridge e Shelley e Keats e Wordsworth... tutta una cultura straniera aliena all'India... tante parole e bugie ("this is just a pack of lies. No one feels like that." ) (Ed. inglese, pgg.10-11). Il
giovane Willie, figlio del santone, ha un sottile disprezzo del padre
imbarazzante. Il ragazzo ha piuttosto una infatuazione
per il modello della famiglia americana, moderna, benestante e tutta
sorridente, dove si fanno tanti regali e picnic. C'è un rapporto di tacito
e reciproco rimprovero tra padre e figlio; giocano entrambi a provocarsi e
a ignorarsi.
La seconda parte del
romanzo si svolge a Londra, dove il giovane Willie arriva con una borsa di studio. Egli
partecipa alla vita bohémienne degli anni
Cinquanta, tra emarginati di diverse razze, studenti e letterati
(un'esperienza che ricorda quella del protagonista del romanzo Youth di J. M. Coetze.) Willie scrive anche un
libro di racconti che viene pubblicato, collabora con
una stazione radio e fa diverse importanti scoperte, fra cui le donne
e il sesso. Ha anche un'avventura con Perdida, la
fidanzata del suo amico e protettore Roger, ma la
donna rimane insoddisfatta; egli ha ancora da crescere e maturare.
Ma le
scoperte più importanti che fa Willie sono
due. La prima è la scoperta della storia. Un giorno incontra per strada il
diplomatico indiano Krishna Menon
(alto, magro, un vestito a doppio petto, il naso adunco) diretto alle
Nazioni Unite per una conferenza sulla nazionalizzazione
del Canale di Suez. Si accorge che egli, come suo padre, non
conosceva nulla del mondo, era vissuto fuori della storia "senza la
conoscenza del tempo" (Pg. 53). In India
vasti strati della popolazione vivevano da secoli fuori della storia,
intrappolati in regole e tradizioni senza significato. La seconda grande
scoperta è che le regole sociali sono nient'altro che
regole create e imposte (make-believe):
anch'egli può creare storie a suo vantaggio, fare credere cose di sé che gli
conviene far credere. Con questa scoperta egli fa un importante passo
avanti verso la libertà.
Nella terza parte del romanzo
troviamo il nostro eroe in Africa, dove rimarrà per 18 anni, in una colonia
portoghese non identificata. Aveva incontrato a Londra una giovane ragazza, Ana, che si era innamorata di
lui, dopo aver letto il suo libro. Insieme si trasferiscono nella fattoria
di lei in Africa. Qui trova diverse classi sociali, i portoghesi di
puro sangue, i coloni di seconda generazione di sangue misto metà-metà,
padroni di fattorie, occupati a fare più soldi possibile
a testa bassa. Willie vive fra di loro, si trova non alieno o emarginato, ma accettato.
Tuttavia si sente estraneo, quella che vive
è solo la metà di una vita, si nasconde, sente di vivere non la sua
vita ma quella di Ana nella sua casa, nel suo
paese e fra la sua gente. In Africa egli scopre anche più
profondamente il sesso sfrenato delle adolescenti nere, diverso
dalla sessualità di Ana,
raffrenata e timorosa. Ma già arrivano dal
confine notizie di rivolte e guerriglie, la terra trema sotto i piedi,
cresce l'insicurezza e l'allarme. Willie ha 41 anni,
si mette nuovamente in viaggio, abbandona Ana e va a
Berlino dalla sorella Sarojini. La sua odissea finora
è stata un abbandonarsi agli eventi, un nascondersi e fuggire. Sarojini presenta una diversa prospettiva di ricerca
nel romanzo. Ella aveva sposato un operatore
cinematografico, erano entrambi politicamente rivoluzionari di sinistra.
Della permanenza del protagonista
in Africa, c'è una scena che colpisce e rimane impressa, benché sia un breve
incontro. In un caffé un mulatto, evidentemente
figlio illegittimo, mentre lavora e fatica sudato per
terra a installare delle mattonelle, viene sgridato, abusato verbalmente e
umiliato dal padrone portoghese. Willie pensa:
"Chi verrà in aiuto di quell'uomo? Chi lo vendicherà?" (pg.155). Willie adesso è solo: verso quale nuova direzione si muoverà?
L'odissea del
protagonista tende a una presa di coscienza di
sé, e quindi all'emancipazione, alla libertà e auto-determinazione. È una
magnifica storia per molti versi autobiografica, di una realistica e sincera
partecipazione umana. Ma l'odissea,
tutt'altro che conclusa, continuerà nel successivo romanzo Magic Seeds / Semi Magici.
*
* *
Magic Seeds
(2004) continua la storia di Half
a Life (2001) a Berlino, dove Willie è
presso la sorella Saronjini confuso, perduto,
non sa cosa fare e dove andare. Saronjini è la forza
morale che rimette in moto l'odissea del fratello. Per dare un senso alla propria vita, egli deve impegnarsi in una nobile
causa, precisamente la rivoluzione contro gli oppressori per il riscatto
degli oppressi."We all
have wars to go to. / Tutti abbiamo delle guerre da combattere" (pg. 7).
L'odissea di Willie rievoca quella del grande
mahatma Gandhi, che come il nostro eroe era andato
prima a Londra e poi in Africa, testimone di tanti episodi angosciosi,
come quel terribile incidente di notte nel treno, e un operaio tamil con il capo insanguinato va da lui per
giustizia. "What can I do? What
can I do? / Cosa posso fare?" si chiedeva. Questo
ci ricorda l'altro episodio del mulatto umiliato dal colonialista in Africa, a cui aveva assistito Willie,
che pure si chiedeva: "Chi verrà in aiuto di quell'uomo? Chi lo
vendicherà?" Saronjini ispira il fratello
attraverso la lettura dell'Autobiografia di Gandhi del 1920, e lo esorta ad agire.
C'è una grande guerra di libertà e di giustizia da combattere. Ci sono due mondi, dice Saronjini: "un mondo ordinato, stabile, le sue guerre combattute. In questo mondo senza guerra o pericolo reale la gente era stata semplificata. Guardava la televisione e trovava lì la sua comunità; mangiava e beveva cose approvate; e contava i propri soldi. Nell'altro mondo la gente era più agitata e affranta (frantic). Era disperata e ansiosa di entrare nel mondo più semplice, ordinato. Ma mentre ne stava fuori, vecchie storie la tenevano giù oppressa, centinaia di piccole guerre la riempivano di odio e dissipavano le sue energie." (Pg. 13)
Così il nostro eroe va alla
guerra. Naipaul trova sempre la sua più
profonda ispirazione nelle sue radici (a differenza del connazionale Salman Rushdie, che si considera cosmopolita),
e riporta il suo personaggio in India. Qui Willie s'impegna per sette anni nel sottobosco
della guerriglia rivoluzionaria, finisce in prigione per altri sette
anni e poi ritorna a Londra, dove riesamina
il senso del suo lungo viaggiare. Egli concluderà con
pessimismo che il suo stato esistenziale è quello di chi è condannato a
scontare una sentenza di prigione a vita.
Questo compendio si
trova esposto all'inizio in una pagina a sé del romanzo, che è una bella forma lirica di meditazione: la
sua voglia di piangere la notte a guardia nel campo dei guerriglieri nella
foresta; il pianto rauco del pavone all'alba e il senso che tutto svanisce; il
vagare nascosto sotto false identità; poi la vita in prigione, regolata da
un preciso benedetto ordine; infine il suo senso di vivere una
condanna a vita in prigione... Quest'ultimo senso della condanna è espresso
così: ..."era possibile elaborare le fasi per cui era passato da quello
che avrebbe considerato il mondo reale alle successive aree dell'irrealtà:
spostandosi come da una stanza sigillata del suo spirito ad un'altra." (pg. 3.) Willie, scivendo a Saronjini, riafferma
più avanti la stessa idea, ch'è il risultato della sua odissea: "Sono
[...] come un uomo che sconta una sentenza
all'ergastolo." Una conclusione umana dolorosa,
come si legge alla fine della lettera: "È terribile pensare che queste
persone sembrano a posto mentre portano le loro ferite nascoste e ancora
più terribile è pensare che io sono uno di loro" (pgg.
232-233.)
Punto di partenza era
l'ideale di lottare per riscattare gli oppressi e realizzare un mondo più
giusto. Ma nella realtà dei fatti Willie trova molte difficoltà pratiche e anche diversità di
vedute sulla tattica della guerriglia, a tal punto che gli viene il
dubbio di essere finito tra le fila di guerriglieri nemici, o fra bande di
criminali. Forse quello che più sconvolge Willie è
l'odio che vede stampato nella faccia della gente. Un giorno a Berlino, davanti
alla vetrina di un ristorante indiano, viene
accostato da un tamil simpatico, sorridente, un viso
largo con un cappellino da giocatore di golf, che annuncia radioso tempi
migliori a venire e... poi cominciò a parlare del grande bisogno di soldi con
insistenza, minaccioso, il suo viso senza più sorriso distorto in un "odio
terribile"... e agita Willie pronunciando
in tamil un'antica maledizione religiosa,
in cui confidava, d'un "odio improvviso e profondo" come un
assalto col coltello. (Pg. 8) La guerra
è anche crudele e Saronjini parlando dei suoi guerriglieri
dice: "Sono alquanto feroci, brutti," (pg. 10) ma ...in un senso eroico! Un giorno incontrano un
venditore di rose, un indiano o tamil, che non
guardava la gente in faccia, viveva una identità
camuffata. Saronjini vede in lui la fierezza del rivoluzionario,
uno che vende rose per comprare armi, quando invece "avrebbe potuto
scegliere di cambiare vita, adattarsi al nuovo mondo, bere whisky e vino,
guardare la televisione, contare i suoi soldi e sentirsi come la gente della
pubblicità," ma quella sarebbe
stata una vita "falsa e vergognosa." (Pg.
9) Quel venditore di rose a Willie fece
ricordare invece l'altro tamil che lo aveva
terrorizzato col suo odio e l'antica maledizione religiosa; ma naturalmente non
disse niente di questo a Saronjini. L'odio che turba Willie è stampato pure nella
faccia dei suoi camerati rivoluzionari, gente spesso mean and nasty,
cioè malvagia e pericolosa. C'erano due movimenti rivoluzionari rivali: quello
della Pin-Liao Line, formato da gente
della classe media e da proletari urbani, vestiti
da contadini; e quello della Mass Line di Kandapalli,
che promuoveva la rivoluzione dal basso nei villaggi dei contadini. Willie era finito nel primo dei due campi, quello
della gente mean and nasty con l'odio negli occhi.
Willie torna in India dopo vent'anni, la terribile India, osserva
la gente con paura, l'India lo assalì, sente come del panico.
Dice: "Sono arrivato da un mondo di spreco (waste)
e di apparenze. Ho visto alquanto chiaramente qualche
tempo fa che era un mondo semplice, dove la gente era stata semplificata. Non debbo tornare indietro a quel modo di vedere. Debbo capire che ora sono fra gente di più complicate
credenze e idee sociali, e allo stesso tempo in un mondo spogliato di ogni
stile e artificio." (pg. 30.) Nell'immensa
miseria dell'India appaiono pure scene di magica bellezza, come
al tramonto l'aria piena di polvere dorata al passare di una mandria di
vacche, (pg. 98.) oppure scene di magico orrore,
quando la notte appaiono le silhouette di magri lavoratori che portavano
del combustibile alla fornace avanti e indietro, "in una
specie di lenta danza infernale di silhouette" con le fiamme "che
lanciavano uno straordinario bel colore turchese e proiettavano un extra
bagliore di un colore verde pallido sui piccoli corpi scuri, brillanti e
devastati (wasted)", nel
loro lavoro di sopravvivenza. (pgg. 65-66.)
L'odissea di Willie
non presenta facili soluzioni. Il mondo segue anche logiche strane. Per esempio
"la conoscenza, che era stata per lungo tempo
ingiustamente negata loro [ai meno privilegiati] per ragioni politiche o
di razza, ora, in un mondo miracolosamente cambiato, era disponibile e
stava a loro reclamarla come propria. Questa conoscenza, appena reclamata,
confermava a ciascuno la giustezza delle proprie vedute razziali o tribali
o religiose. Su per un palo unto di grasso e poi
rilassarsi ("Up the greasy pole and then letting go"). Il
ricco mondo semplificato, con il suo successo e le sue conquiste, sempre lo
stesso; il mondo al di fuori sempre con le sue tribolazioni (in disturbance.) E Willie
pensa: non ci casco più..."I must let the world run according to its
bias. / Debbo lasciare
girare il mondo secondo la sua inclinazione." (Pg.
225)
L'esperienza sessuale è un altro
percorso dell'odissea di Willie. Dalle prime
frustrazioni e inesperte esperienze inclusa quella con Perdida rimasta
insoddisfatta a Londra, al matrimonio con Ana, alle
avventure selvagge con le adolescenti nere in Africa, e alla
fine nuovamente l'esperienza più matura e completa con Perdida a Londra: è tutto un importante percorso verso
l'emancipazione e libertà sessuale, contro la
repressione secolare dell'India, dove avvenivano solo matrimoni decisi e
combinati fra le famiglie. Willie osserva che
se avesse avuto più esperienza e libertà
sessuale forse non avrebbe neanche sposato Ana. Fra i
guerriglieri incontra alcuni che avevano un passato tormentato di
repressione.
Quando alla fine Willie torna a Londra, egli si sente - abbiamo detto
- come uno condannato a scontare
una sentenza di prigione a vita. Della sua guerriglia, dice: "Ne son venuto fuori a buon
mercato pagando poco [...] Penso di essa come
a un vero furto o tradimento." (I got off remarkable cheaply [...] I think of that as the true
betrayal.) (pg. 271.) Non c'era più ottimismo in
lui, dal giorno che aveva capito com'è realmente il mondo. Ora
poteva pensare solo di soddisfare il suo "patetico piccolo io"
facendo "un piccolo lavoro" e vivendo da qualche parte in "un
piccolo appartamento." E aggiunge: "Ma
ora so abbastanza da capire che la vita non può mai essere semplificata così,
e che ci sarebbe stata qualche piccola trappola o screpolatura in quel
sogno o semplicità di lasciare semplicemente passare la vita, di trattare la
vita come se fosse solo un passatempo." (pg. 272.)
Naipaul
è un grande moralista: moralista per i temi
che tratta, come quello dell'ingiustizia e del rapporto oppressori-oppressi nel
mondo (a livello di stati, di classi e di individui); e grande per le
risposte che prospetta, mai superficiali o banali o retoriche e
false. E grande anche per l'arte della sua narrazione,
dove le idee sono rappresentate in situazioni e personaggi veri e umani.
Le ultime parole dell'autore
rivelano la sua originale (o scandalosa) posizione: "È sbagliato
avere una visione ideale del mondo. È lì che la malizia e i guai
cominciano. È lì che tutto comincia a sciogliersi. Ma non posso
scrivere di questo a Saronjini." (It is wrong to have an ideal view
of the world. That's where the mischief starts. That's where everything starts
unravelling. But I can't
write to Sarojini about that.) (pag. 280.) La stessa diffidenza dello scrittore per
le visioni ideali del mondo è espressa in The Writer
and the World, dove egli si chiede: "è
sufficiente mantenere semplicemente una visione del mondo, una visione
etica, intensamente?" (it is
sufficient merely to hold a worldview,
an ethical view, intensely?) sapendo bene
che un "sistema di fisse credenze" può essere ostile e
"generare fanatismo" (pg. 517.) Per Naipaul un sicuro precetto morale è quello
cristiano: "Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a
te," nella forma positiva che egli cita: "Do unto others as you
would have them do unto you. / Fai agli
altri quello che vorresti fosse fatto a te." (pg. 517.)
BIBLIOGRAFIA
V. S. NAIPAUL
- Half
a life / La metà di una vita, Alfred A.Knopf, New York,
Toronto, 2001 / Adelphi, Milano 2002
- Magic Seeds, Alfred A.Knopf,
- The Writer and the World, Alfred A.Knopf,
Per una particolare critica
antropologica generativa, che è la scuola caratteristica di questo
sito promossa da Fabio Brotto, rinvio agli ultimi due dei tre seguenti
articoli:
FABIO BROTTO
- Una vita a metà, www.bibliosofia.net/files/DUE_LIBRI_34.html
- Una civiltà ferita: l’India,
in www.bibliosofia.net/files/DUE_LIBRI_39.html
T. F. BERTONNEAU
- Post-Imperium:
The Rhetoric of Liberation and the Return of Sacrifice in the Work of S. V. Naipaul, in "Anthropoetics" http://www.anthropoetics.ucla.edu/ap0802/naipaul.htm
LETTERATURA CANADESE E ALTRE CULTURE