Recensione: Stealing the Flowers of Evil di Liliane Welch
di Anna Ciampolini Foschi
(segue l’originale in
inglese)
Stealing the Flowers of Evil, il titolo dell’ultima raccolta poetica di Liliane Welch, riecheggia la fascinazione
per gli artisti, i compositori e gli scrittori europei che ha influenzato la
produzione letteraria e le opere di saggistica di questa scrittrice. Scalatrice
di vette e viaggiatrice appassionata che persegue una visione olistica, Welch
nella sua poesia raggiunge una magistrale fusione fra i sentimenti evocati
dalla contemplazione dell’oceano o delle montagne con l’esaltazione provata nel
visitare un museo o nell’ascoltare un concerto: : “These paintings of liberation are still
gorgeous today as I enter, tread and leave the museums they inhabit, yearning
for their colours, then reliving those days – my body on flame.” (Da: “Impressions”).
Stealing the Flowers of Evil riassume i temi a cui si sono ispirate e tuttora si ispirano
sia la vita che la ricerca intellettuale dell’autrice. In tre segmenti,
intitolati rispettivamente First Snow,
Winter Sun e Léif Mam, la Welch esplora le emozioni profonde che sgorgano dalla
sua intima connessione con la natura, una connessione
che va oltre la semplice contemplazione per protendersi verso l’energia
pristina, primitiva e pagana della natura. Le sue poesie celebrano il viaggio
spirituale del viandante e rendono un fervido omaggio alle stagioni della terra
e ai passaggi dell’esistenza: : “..at sixty-nine, / I receive
flowers from my lover / and dance into
a flash of gold.” (Da:
“Marigolds”). Il terzo segmento viene dedicato a
rivisitare e reinterpretare le memorie dell’infanzia e dell’adolescenza,
filtrate attraverso la saggezza raggiunta con l’avanzare degli anni; Léif Mam, il titolo di ciascuna poesia,
significa “Cara Madre” nella lingua parlata in Lussenburgo, paese natale della
Welch.
Liliane Welch definisce momenti essenziali nell’esistenza con
immagini di contenuta
sensibilità, con una semplicità minimalista, ma le sue parole raggiungono una
risonanza universale: “On the other side of the Atlantic I await / my brother’s
phone call and I am / sad beyond
grief when I conjure your / last agony. Soon I’ll go / into the kitchen and
repeat / your adroit gestures, cooking / soup – leeks tomatoes, onions,/
parsley, that sweet odours of home / We live / with our dead, their loss / their return.” (Da: Léif Mam). In
altre poesie, la sua visione appassionata della vita si traduce in descrizioni
vibranti, sensuose, ad onorare le basi fondamentali dell’esistenza: la potenza
della bellezza e dell’amore, l’energia creativa delle arti, la saggezza e la
compassione che accompagnano il cammino umano.
Welch è autrice di numerose raccolte poetiche, fra cui la piú recente, uscita nel 2007, ha il titolo Anticipating the Day, di un volume di saggi e
memorie dal titolo Seismographs, e un volume di racconti e riflessioni
di viaggio: Frescoes. Welch ha
anche prodotto una ricca bibliografia accademica, ed ha curato, con altri, due
volumi di critica letteraria sulla poesia francese moderna. Professoressa
Emerita della Mount Allison
University, Welch vive a Sackville,
New Brunswick, con il marito Cyril,
suo compagno di viaggi; ha ricevuto riconoscimenti internazionali per la sua
produzione letteraria e accademica, fra cui menzioniamo il Premio Letterario F.G. Bressani
e l’Alfred Bailey Prize. Stealing the Flowers of Evil, dedicato al
marito Cyril e alla diletta Bay of Fundy, è stato pubblicato da Borealis
Press Ltd. nel 2008.
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Anna Ciampolini Foschi è nata a
Firenze e vive a Vancouver dal 1983. Scrittrice, giornalista, traduttrice, ha
anche prodotto e condotto programmi radio e televisivi ed ha organizzato
numerosissimi avvenimenti culturali e conferenze internazionali. Ha
pubblicato due antologie: Emigrante (1985) e Writers In Transition:
Yesterday, Today and Tomorrow (1990) ed i suoi racconti e lavori di critica
letteraria sono stati pubblicati in sei antologie in Italia e in Canada. I suoi
articoli sono usciti su giornali e riviste letterarie in Italia, Stati Uniti,
Australia, Costarica e Canada.
Review of Liliane Welch’s Stealing the Flowers of Evil
by Anna Ciampolini
Foschi
Stealing the Flowers of Evil, the
title of Liliane Welch’s latest collection of poetry,
hints at the fascination with European artists, composers and writers that has
shaped Welch’s own literary production and scholarly work. An avid mountain
climber and a traveler with an holistic vision, in her poetry she masterfully
fuses the feelings evoked by the contemplation of the ocean or the mountains with the
elation felt while visiting a museum or listening to a concert: “These paintings of liberation are still
gorgeous today as I enter, tread and leave the museums they inhabit, yearning
for their colours, then reliving those days – my body
on flame.” (From: “Impressions”).
Stealing the Flowers of Evil
summarizes the themes that influence the author’s life and intellectual quest.
In three segments, First Snow, Winter Sun
and Léif Mam, Welch explores the deep emotions arising from her
intimate connection with nature, a connection that goes beyond mere
contemplation and reaches out to nature’s pristine, primitive and pagan energy.
Her poems celebrate the spiritual journey of the wanderer and pay a joyful
homage to the seasons of the earth and to the stages of life: “..at
sixty-nine,/I receive flowers from my lover/and dance into a flash of gold.” (From:
“Marigolds”). The third segment is dedicated to re-visiting and re-interpreting
childhood and youth memories filtered through the wisdom of the advancing
years: Léif Mam, the title of each poem, means “Dear
Mother” in the language of
Welch defines essential moments in life with
subtle, understated imagery and minimalist simplicity, but her words have a
universal resonance: “On the other side of the
Liliane
Welch has authored several collections of poetry, most recently Anticipating the Day (2007), a book of
essays and memoires, Seismographs, and a work of travel prose, Frescoes. As a scholar, she has co-authored two volumes of literary
criticism on modern French poetry. Welch, a professor emeritus of the
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Anna
Ciampolini Foschi moved to Vancouver in 1983. Since her
settling in