Un knock out letterario
Come un cuore ammalato porta un pugile
dalla sconfitta al trionfo.
Di Carolyne Van
Der Meer
Lauchlin of the Bad Heart
D.R. MacDonald
HarperCollins
361 pagine, rilegato
ISBN 9781554680634
Dopo due raccolte di racconti e un
primo romanzo di successo nazionale, Cape
Breton Road, nel 2000, il professore della Stanford University D.R.
McDonald, nativo di Cape Breton, presenta un volume ricco di “punches”. Il
gioco di parole è voluto – il protagonista di McDonald, Lauchlin MacLean, è un ex
pugile che si è fatto strada nel viaggio della vita di uomo di mezza età
saltellando di lato, scansandosi e piroettando, affrontando il suo cuore
malato, la sua carriera fallita e la sua incapacità di impegnarsi con una
singola donna – e afferrandoci nelle viscere lungo questo percorso. È un
romanzo ricco di livelli di significato, e il suo titolo, Lauchlin of the Bad Heart, ne è uno. Un cuore non sano, sì, ma
anche intenzioni non sane, con la sua idolatria delle donne sposate. Lo
seguiamo volentieri nella sua ricerca di un cuore sano, una ricerca pregna di
presagi e di incertezze – che alla fine porta a una specie di autoaccettazione
e soluzione.
Mentre il romanzo di McDonald ha un piede solidamente
piantato nel genere letterario, l’altro si immerge sperimentalmente in quello
“mistery”. Mentre Lauchlin lotta con la condizione del suo cuore e la rovina
che essa causa alla sua promettente carriera di pugile, trova conforto
nell’impegno terra terra di far andare il negozio di famiglia – e nelle donne,
per la maggior parte quelle sposate, cosa che lo porta nel mondo sinistro della
vendetta e dell’omicidio. Quando Tena, la moglie cieca del suo amico di vecchia
data Clement MacTavish, si ferma al negozio per rifornirsi, Lauchlin si accorge
della sua quieta bellezza e del suo non volersi arrendere ai limiti della sua
cecità. Comincia a farle visita, legge per lei, l’accompagna in passeggiate e
in escursioni – il tutto con l’approvazione di Clement – ma a livello profondo
lui sa che le sue intenzioni non sono interamente innocenti, non sono prive di
desiderio. Malgrado le sue emozioni contraddittorie nei confronti di Tena,
Lauchlin sta sempre dalla parte del suo amico, dandogli consigli quando Clement
e il suo socio d’affari, Ged Cooper, non possono risolvere un conflitto. Ma il
suo consiglio spinge l’instabile e poco scrupoloso Cooper a vendicarsi, e
Lauchlin deve accettare di aver inavvertitamente fatto del male al suo amico –
e in fondo a Tena.
Questi fatti forzano Lauchlin a
esaminare le sue intenzioni, ad affrontare una parte di sé che ha abilmente e
con coerenza evitato. L’inflessibile esame delle circostanze che si riferiscono
alla sua carriera di pugile e alla condizione del suo cuore – il flusso senza
fine di “se potessi” – deve ora riferirsi al ruolo che può aver interpretato
nel destino di Clement MacTavish per mano di Ged Cooper. Inoltre, quando
l’affetto di Tena per lui prende fine a causa del suo dolore per il marito, lui
è costretto malvolentieri a esaminare
come i rapporti – i suoi rapporti con donne sposate in particolare – funzionano
all’interno di una cornice predeterminata che crolla come una casa di carte
quando le circostanze cambiano. Inevitabilmente, ciò lo porta a riesaminare il
legame emotivo infrangibile tra lui e la sua compagna, Morag, e a domandarsi se
non sia ora alla fine di riconoscerlo, e accettare di essere un essere umano,
un uomo con un cuore malato che ha bisogno di essere amato – e che non c’è
niente di sbagliato in questo.
Con questo romanzo MacDonald, scrittore premiato, che ha ricevuto
due Pushcart Prizes, un Ingham Merrill Award e un O. Henry Award, si trova ora
in una forte tradizione letteraria canadese, una che richiama The Diviners e The Stone Angel di Margaret Laurence. C’è un sentire particolare
nello stile e nella voce di MacDonald che richiama il senso di comunità
strettamente collegate all’interno dei romanzi Manawaka della Laurence – quella
presa stretta e vincolante che la cittadina delle praterie esercitava su Morag
Gunn e Hagar Shipley è sentita in modo forte sull’isola di Cape Breton dallo
stesso Lauchlin, da sua madre, Johanna, e dai vicini pettegoli che aiutano e
nuociono allo stesso tempo. Giù fino alla Morag di Lauchlin, il suo primo
amore, la donna che non vuole sposare ma che non può abbandonare, ci sono echi della
Morag della Laurence – lo stesso tipo di bisogno contraddittorio d’amore e di
fiera indipendenza si manifesta in ambedue i personaggi. Gli echi sono davvero
forti – ma senza pregiudizio per MacDonald. Qui non manca l’originalità, non vi
è dipendenza da un modello preesistente. Piuttosto vi è il riconoscimento che
la voce di MacDonald trova un suo posto all’interno di una ben stabilita
tradizione di approcci variati e tuttavia simili.
Essenzialmente, il romanzo di MacDonald tratta del mal di cuore, sia in
senso letterale che figurato. A livello letterale l’autore esplora con maestria
sia i sintomi fisici che i timori associati alla malattia cardiovascolare. Le
riflessioni di Lauchlin sulla sua condizione suonano vere, la sua rabbia e la
frustrazione, e quanto gli è costata, il suo continuo cedere al senso di
costrizione al petto quando si mette una pillola di nitroglicerina sotto la
lingua. MacDonald esplora questi sentimenti con una autenticità che causa quasi
pena – che scuote; ci si domanda quali esperienze MacDonald abbia avuto della
malattia di cuore per rendere le preoccupazioni del suo protagonista con tale
genuinità. Senza dubbio, il modo di MacDonald di rendere gli affari di cuore è
profondamente umano ed egli li intreccia in modo esperto alle manifestazioni
fisiche della malattia di Lauchlin. Quando sua madre lo accusa di essere
“attratto dall’adulterio”, di volere una donna tanto più se è sposata – Morag
inclusa – lui alza le spalle. Ma il commento di Johanna che lui è proprio come
suo padre, che “non avrebbe parlato di niente che avesse a che vedere con il
cuore”, ha diversi livelli di significato: anche suo padre era malato di cuore
– forse è questo mal di cuore in senso letterale che li ha paralizzati,
rendendoli incapaci di trattare con tali questioni. L’esplorazione che MacDonald fa
della condizione di Lauchlin è utile: gli permette di dimostrare abilmente che
i problemi emotivi e fisici di Lauchlin sono inseparabili. Se Lauchlin vuole
amare completamente, deve accettare la sua malattia di cuore, accettare i suoi
timori – e in fondo accettare i suoi fallimenti. Soltanto allora sarà capace di
amare totalmente e completamente, di parlare di tutto ciò che ha a che fare con
il cuore. Questo è il viaggio personale di quest’uomo di mezza età – scoprire
che può accettarsi e andare oltre il passato, smettere di vivere come “era una volta”, cosa di cui Morag lo ha
accusato senza pietà. C’è ancora tempo per “un amore cui tornare a casa”. Così
mentre il romanzo di MacDonald si bilancia con successo tra due generi diversi,
l’importante abilità dell’autore risiede nel comunicare, dell’umanità, il perpetuo bisogno d’amore - il vero affare di cuore.
Carolyne Van Der Meer è scrittrice, “editor” e candidata per un PhD in Canadian literature alla Université de Montréal.
* Ristampato con il permesso della Literary Review of Canada, Gennaio/Febbraio 2008, Volume 16,
Numero 1.
***********************
A Literary Knock Out*
How a bum ticker takes a boxer from defeat to triumph.
By
Carolyne Van Der Meer
Lauchlin of the Bad Heart
HarperCollins
361
pages, hardcover
isbn 9781554680634
After two short story
collections and a national bestselling first novel, Cape Breton Road, in 2000, Cape Breton–born
Stanford University professor D.R. MacDonald delivers a volume packed with
punches. Pun intended—MacDonald’s protagonist, Lauchlin MacLean, is an ex-boxer
sidestepping, dodging and dancing his way through a middle-aged man’s life
journey, facing his ailing heart, his failed career and his inability to commit
to any one woman—and grabbing us by the entrails along the way. It is a novel
rich in layers of meaning, its title, Lauchlin
of the Bad Heart, the first of many such layers. Bad heart, yes, but bad
intentions, too, with his fetish for married women. We embark willingly on his
quest for a good heart, a quest heavy with foreboding and suspense—that
ultimately leads to a kind of self-acceptance and resolution.
While MacDonald’s novel has one foot
solidly within the literary, the other dips tentatively into the mystery genre.
As Lauchlin wrestles with his heart condition and the havoc it wreaked on his
promising career as a boxer, he finds comfort in the mundane task of running
the family store—and in women, mostly of the married variety, leading him into
a sinister world of revenge and murder. When Tena, the blind wife of long-time
friend Clement MacTavish, stops by the store for supplies, Lauchlin becomes
aware of her quiet beauty and her unwillingness to give in to the constraints
of her sightlessness. He begins to visit her, read to her, take her on walks
and hikes—all with Clement’s approval—but in his mind and heart, he knows his
intentions are not entirely innocent, not without desire. Despite his
conflicted emotions about Tena, Lauchlin always stands by his friend, offering
advice when Clement and his business partner, Ged Cooper, cannot resolve a
conflict. But his advice drives the unstable and unconscionable Cooper to
revenge and Lauchlin must accept that he has inadvertently brought harm to his
friend—and ultimately toTena.
Through these events, Lauchlin is forced
to examine his intentions, to face parts of himself he has consistently and
craftily evaded. The relentless examination of circumstances that he has
applied to his boxing career and his heart condition—the endless stream of
“what ifs”—must now be applied to the role he may have played in Clement
MacTavish’s fate at the hands of Ged Cooper. In addition, when Tena’s affection
for him is truncated because of her grief for her husband, he is unwillingly
pushed to examine how relationships—his relationships with married women in
particular—function within a set framework that tumbles down like a house of
cards when circumstances are altered. Necessarily, this drives him to
re-examine the unbreakable hold he and his emotional partner, Morag, have on
one another, and whether it is finally time to embrace it and accept that
he is human, a man with a heart condition who needs to be loved—and that there
is nothing wrong with that.
With this novel,
MacDonald, a decorated fiction writer, having received two Pushcart Prizes, an
Ingham Merrill Award and an O. Henry Award, now finds himself within a strong
Canadian literary tradition, one that recalls Margaret Laurence’s The Diviners and The Stone Angel. There is a particular feel to MacDonald’s style
and voice that shares common ground with the sense of tightly knit community in
Laurence’s Manawaka novels—that taut and binding grip that the small prairie
town held on Morag Gunn and Hagar Shipley is strongly felt on Cape Breton
Island for Lauchlin himself, for his mother, Johanna, and for the gossipy
neighbours who equally help and harm. Right down to Lauchlin’s Morag, his first
love and the woman he will not marry but cannot relinquish, there are echoes of
Laurence’s Morag—the same kind of conflicted need for love and fierce
independence manifests itself in both characters. Indeed, the echoes are
strong—but not to MacDonald’s detriment. There is no lack of originality here,
no dependence on a prior model. Rather, there is merely a recognition that
MacDonald’s voice finds a comfortable place within a well--established
tradition of varying yet similar regional approaches.
Essentially, MacDonald’s novel is one of
heartaches, both literal and figurative. On the literal level, the author
masterfully explores both the physical symptoms and the fears associated with
cardiovascular disease. Lauchlin’s reflections on his condition ring true, his
anger and frustration at what it has cost him, his continual giving in to the tightness
in his chest when he slips a nitroglycerine pill under his tongue. These
sentiments MacDonald explores with an authenticity that is almost poignant—and
perhaps jolting; one wonders what experience MacDonald has had with heart
disease to imbue his protagonist’s preoccupations with such genuineness.
Without a doubt, MacDonald’s rendering of affairs of the heart is deeply human
and he expertly intertwines this with Lauchlin’s physical manifestations of the
disease. When his mother accuses him of being “attracted to adultery,” of
wanting women all the more when they are married—Morag included—he shrugs her
off. But Johanna’s comment that Lauchlin is just like his father, that “he
wouldn’t talk about anything to do with the heart,” is layered with significance:
his father also had a heart condition—perhaps it is this heartache in the
literal sense that has numbed them, made them both incapable of dealing with
such matters.
MacDonald’s exploration of Lauchlin’s
condition is useful: it allows him to adeptly illustrate that Lauchlin’s
emotional and physical challenges are inseparable. If Lauchlin is to love
fully, he must accept his heart condition, accept his fears—and ultimately
accept his losses. Only then will he be able to love wholly and completely, to
talk about anything to do with the heart. This is this middle-aged man’s
personal journey—to discover he can accept himself and move beyond the past, to
stop living in “used-to-bes,” of which Morag has so mercilessly accused him.
There is still time for “a love to come home to.” So while MacDonald’s novel
successfully straddles two genres, the author’s important expertise resides in
communicating humanity’s perpetual need for love—the real affair of the heart.