Anna Carlevaris
/ Elettra Bedon
ANNA CARLEVARIS
Anna Carlevaris is a lecturer in the Department of Fine Arts at
Anna
Carlevaris è professoresso alla facoltà
di Arte dell’Università Concordia e alDawson College di Montreal. I suoi
scritti sull’arte sono apparsi in riviste quali C , Visio e Ciel
Variable, e catalogni di mostre quale Le Mois de la Photo à Montréal.
È anche curatrice indipendente di mostre e ha organizzato progetti d’arte in
Italia e in Canada, alcuni dei quali includevano la collaborazione di artisti
figurativi e scrittori. Ha conseguito la laurea Ph.D. in Storia dell’Arte alla
Concordia University di Montreal. La sua tesi conteneva una dissertazione sulla
arte pubblica degli italiani negli anni 1920 e 1930 a Montreal.
(segue
sotto la versione italiana
A |
Canadian Studies conference at the
Our first
attempt at bringing artists and writers together took place at the
At the
I called
painter Antonietta Grassi while she was in hospital. She had been there for
some time because of a difficult pregnancy. She immediately said “yes” to the
thought of painting again. I mentioned Mary di Michele’s Frida Kahlo poems as a
starting point; Antonietta had a picture of Kahlo by her bedside. We agreed it
was fortuitous timing.
Joseph
Pivato and his daughter Juliana live thousands of miles apart: Joe in
Gisele
Amantea was not sure h o w to participate in the project. I suggested
she take her time and browse through the books I had given her. She found a
poet who truly moved her – Florence Perrella – in Marisa De Franceschi ’s Pillars
of Lace: The Anthology of Italian-Canadian Women Writers. “Is this all
right” she asked , “even though the poet is no longer alive?”
Of course! When artists and poets begin
speaking to each other, it doesn’t matter from where they speak or how low
their voices are, or if all is understood. The encounter is made – that’s
important. A new project is born. Along
the way, friendships are formed and a new appreciation for the literary and
artistic wealth is harboured within our community.
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(versione italiana del testo)
Parlando gli uni agli altri
(
traduzione di Elettra Bedon )
U |
n
congresso di Studi canadesi all’università di Bologna nel 1999 – ecco dove ho
incontrato Licia Canton. Io dovevo fare una relazione sull’arte visiva, lei
sugli scrittori italocanadesi. Abbiamo in comune il desiderio di lavorare con
gli italocanadesi nei nostri campi rispettivi. Come critico letterario e
curatore di diversi libri, oltre che della rivista Accenti, lei ha offerto agli scrittori italocanadesi molte
occasioni di esprimersi. Come storica dell’arte, io ho fatto la stessa cosa con
gli artisti. Abbiamo deciso di unire le nostre forze.
Il nostro primo tentativo di riunire scrittori e artisti è avvenuto nel
2000, a Montreal, in occasione del congresso dell’Associazione degli scrittori
italocanadesi. Abbiamo tentato di rispondere alle molte domande sorte al nostro
incontro di Bologna: come possono artisti e scrittori parlare gli uni agli
altri di ciò che fanno? Il loro vocabolario specifico può essere “tradotto”?
Come discutere i punti comuni dell’esperienza di emigrazione senza perdere di
vista il procedimento stesso?
All’università di Udine, nel maggio 2004, abbiamo presentato “The Word and
Image Project”, un lavoro in corso. Benché concettualmente simile alla
discussione di Montreal, l’evento di Udine era più ambizioso, e più difficile
da realizzare. Abbiamo invitato scrittori e artisti, a due a due, a produrre
(ciascuno individualmente) un lavoro originale. Abbiamo iniziato con
collegamenti tematici, ma le circostanze ci hanno presto portato a immaginare
altri tipi di corrispondenze: attraverso il tempo e le generazioni, persino una
comunicazione con persone già morte.
Ho parlato alla pittrice Antonietta Grassi mentre si trovava in ospedale da
qualche tempo, per una gravidanza difficile. Lei ha detto immediatamente “sì” all’idea di dipingere
di nuovo. Ho suggerito le poesie su Frida Kahlo di Mary di Michele come punto
di partenza. Antonietta aveva una foto della Kahlo vicino al letto: una
fortuita coincidenza.
Un’altra felice coincidenza è stato l’accoppiamento François Morelli e Fulvio Caccia. Senza che io lo sapessi,
avevano collaborato alla rivista Vice
Versa nei primi anni ’80. François doveva andare poco dopo in Francia per
un lungo periodo di lavoro ; sarebbe andato a trovare Fulvio che abita vicino a
Parigi.
Giuseppe Di Leo ha esitato un po’ quando l’ho invitato a lavorare con il
poeta Carmine Starnino – Joe non era un “lettore di poesia”. Ma dopo aver
letto le poesie di Carmine mi ha
richiamato, pieno di entusiasmo: “Sì, so che cosa sta dicendo. So che cosa vuol dire”.
A Elettra Bedon non è stato necessario parlare dei quadri di Nick Palazzo:
ha dovuto solo mettere su carta ciò che sapeva già intuitivamente. Lei ha
scelto delle vedute di una Montreal blu-grigia, la città che Nick ha dipinto
nell’isolamento della camera di ospedale prima di morire.
Joseph Pivato e sua figlia Juliana abitano a migliaia di chilometri di
distanza: Joe ad Edmonton, dove insegna letteratura, Juliana a Montreal, dove
studia arte interdisciplinare. Che cosa si sarebbero detti attraverso la
distanza geografica e del tempo? I temi di lui erano gli stessi di quelli di
lei?
Gisèle Amantea non era sicura sul come
partecipare al progetto. Le ho suggerito di pensarci con calma, sfogliando il
libro che le avevo dato. Ha trovato una poetessa che l’ha veramente commossa –
Florence Perrella – nel libro Pillars of
Lace: The Anthology of Italian Canadian Women Writers curato da Marisa De
Franceschi. “Può andar bene”, mi ha chiesto, “anche se la poetessa non è più
vivente?”.
Naturalmente! Quando artisti e poeti cominciano a parlarsi a vicenda, non è
importante da dove parlano e quanto bassa sia la loro voce, o che tutto sia
capito. L’incontro è avvenuto – questo è l’importante. Un nuovo progetto è
nato. Nel tempo si formano delle amicizie, nasce nella comunità un nuovo
apprezzamento per le ricchezze della letteratura e dell’arte .
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ELETTRA BEDON
Elettra Bedon, nata a Padova, dopo aver completato gli studi in Italia si è trasferita a
Montréal (Canada) dove ha conseguito, presso l’Università Mc Gill, un Dottorato
di Ricerca, approfondendo gli studi sulla letteratura in lingua veneta del
ventesimo secolo. Ha pubblicato, novelle
e romanzi per ragazzi, poesie e saggi su poeti in lingua veneta. Ha curato la
sezione Veneto in una antologia in inglese,
dedicata alla poesia nei dialetti dell’Italia settendrionale. Si veda
sotto la bibliografia aggiornata di
Eletta Bedon*
Elettra Bedon was born in Padova, Italy, and has been living in Montreal since 1983. She holds a Ph.D. in Italian
Literature from
Luoghi di silenzio. Ritorno a Padova
“Luoghi di Silenzio” è stata inspirata dai quadri di
Nick Palazzo. Si veda sopra
Anna Carlevaris’ “Speaking to One Another.” / This poem was
inspired by Nick Palazzo’s painting. See Anna Carlevaris’ “Speaking to One
Another” above.
Luoghi di silenzio
la mano nervosa
decisa
preme il pennello sulla tela
si affretta a fissare l’idea
evita i dettagli
scrivevi ... I lost you, but I
also lost myself ... I am here and you are there. Something is so wrong. Out of
place. Awkward ... What is death? ... the absolute adventure ...
[scrivevi…
ti ho perso, ma ho perso anche me stesso …Io sono qui e tu sei là. C’è qualcosa
di sbagliato. Fuori posto… Che cos’è la morte? … Avventura definitiva …]
guardando
in alto
dietro
il muretto il cielo
grigio
segnato
dai pali del telefono
sui
fili
grossi
uccelli appollaiati
gocce
di catrame 1
scrivevi ... There is a question
mark on the wall. I wonder why it is there. Or should I have said: the wall
reflects rage? Like the floor, like the ceiling ...
[scrivevi ... C’è un punto interrogative sul
muro. Mi domando perché ci sia.O dovrei dire: il muro riflette la rabbia? Come
il pavimento, come il soffitto …]
della
città, la notte
una via
vuota di gente
la luce
dei fari
sull’asfalto
bagnato
la
massa oscura delle case
più
lontano
la
guglia di una chiesa
appuntita
guida
lo sguardo verso l’alto 2
scrivevi ... In the metro. Waiting
to be led to the tunnel of darkness. With people and color. And the invisible
God. Where
the hell are we? ...
[ scrivevi ... Nel metrò. Aspettando di entrare
nel buio del tunnel. Con la gente e i colori. Con Dio, invisibile. Dove diavolo
siamo? …]
la furia di vivere
non può
fermare il tempo
il
grido
muto
si
spegne nel silenzio
scrivevi
... August.
Sometime near the end of the month. 1990. A cool brisky night. The sun has already set and
it’s only
[scrivevi ... Agosto. Verso la fine del mese. 1990. Una
fresca notte eccitante. Il sole è già tramontato e sono solo le 7,30 …]
la
stanza la finestra
il
terrazzo
la
scala a chiocciola che sale
(spazi
limitati)
e
dietro, le case di fronte
scure
contro
il cielo al tramonto
tu
angelo
senza ali
passi
nell’altra stanza * 3
* to die of AIDS = “passing in
the other room”: a phrase coined in the
[ morire di
AIDS = “passare nell’altra stanza”; una
frase coniata nell’ AIDS Community Care Center di Montreal quando Nick Palazzo
era nel gruppo].
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Le Note seguenti indicano i titoli dei
quadri che hanno ispirato le poesie:
1 Birds, 1987.
2 A Wet Day’s Drive, 1991.
3 Untitled, 1990.
(The English version to
follow below)
L’aereo arriva a Venezia
– aereoporto Marco Polo –verso le nove e trenta. Io sono di quelli che si svegliano
presto al mattino, ma adesso è troppo presto, a Montreal sono le ore piccole.
Seguendo il flusso dei passeggeri mi fermo al nastro trasportatore, afferro la
mia valigia appena mi arriva davanti, la trascino (per fortuna ha le ruote ...)
al botteghino dove compro il biglietto per l’autobus.
Sono cose che faccio quasi automaticamente, le
ripeto ogni anno, pressapoco nello stesso periodo: fine aprile primi di maggio.
Ci sono stati dei cambiamenti, ma graduali. L’aereoporto si è andato
ingrandendo, è diventato più accogliente ed efficiente (finalmente i cartelli
VIETATO FUMARE sono dappertutto, e il divieto è fatto rispettare). Dall’anno
scorso si paga in euro, è più semplice, più simile al sistema canadese. (Ho
messo in una scatoletta le monetine italiane che mi sono rimaste, non si sa
mai, magari per i miei pronipoti avranno valore numismatico.)
L’autobus fa la spola tra l’aereoporto e Padova,
passando da Piazzale Roma, a Venezia. Ad attenderlo, con me, ci sono diversi
turisti; per ora mi sento quasi più a mio agio con il loro inglese e francese
che con l’italiano degli impiegati dell’aereoporto. Ma presto mi riabituo, mi
sento a casa. L’autista dell’autobus se la cava nel dare indicazioni in
inglese, ma con i fa c c h i n i , con altri che passano sul marciapiede, parla
in veneziano. Nel Veneto è così: per la strada, negli autobus, nei negozi, si
sente parlare il dialetto locale; la gente è perfettamente bilingue, passa
dall’italiano al dialetto, e viceversa, con naturalezza, a seconda
dell’interlocutore e dell’occasione.
Il Marco Polo è a circa metà strada tra Treviso e
Venezia, ed è verso quest’ultima città che l’autobus si dirige. A Montreal,
quando sono partita, gli alberi del mio giardino mettevano appena le foglie:
qui sono in pieno rigoglio. Passiamo per la campagna tutta verde; le case
coloniche hanno volumi aggraziati, colori che vanno dal giallino al beige,
persino la disposizione delle tegole rossiccie sui tetti sembra il lavoro di un
paesaggista.
Quello che mi colpisce di più ogni volta che torno
è la “misura”; forse non è così per chi ci abita, ma per me la dimensione
ridotta di tutte le cose evoca uno spazio più umano, la possibilità di fermarsi
per strada a chiacchierare, di spostarsi tranquillamente a piedi o in
bicicletta, di passare più tempo con gli amici e meno sui mezzi di trasporto.
(Dico “evoca” perché mi rendo conto che la fretta nordamericana ha già
contagiato l’Europa, e l’Italia.)
L’autobus imbocca il ponte sulla laguna. All’orizzonte si profilano le cupole di
Venezia; a destra e a sinistra lo specchio d’acqua ha il colore del cielo, le
‘bricole’sembrano pedoni su una scacchiera. A Piazzale Roma tutti i turisti
scendono, salgono invece i pendolari: studenti, gente d’affari. Quasi tutti
hanno il telefonino, l’autobus si riempie di voci, di risatine, di
esclamazioni. La parlata molle della
gente ha su di me un effetto ipnotico, non dormo ma non sono sveglia, sogno a
occhi aperti. Rivedo la parte di Padova
che preferisco: le strade strette fiancheggiate dai portici, dove è ancora possibile
trovare botteghe artigiane; i portoni di legno pesante che si aprono su androni
bui, su scaloni incavati dall’uso. La chiesa di Santa Sofia, vecchia di più di
mille anni. In periferia, l’argine lungo il Bacchiglione: sulle due sponde si
può camminare per chilometri, incrociando ragazzi in bicicletta, cagnolini al
guinzaglio, gente che si muove a passo lento godendosi il sole, che risponde
sorridendo a chi gli sorride; la brezza che fa ondeggiare le erbe alte rosse di
papaveri.
L’autobus lascia l’autostrada ed entra in città. Le
strade in centro sono asfaltate, ma non sono molto più larghe di quelle più
interne, acciottolate. Il traffico è intenso. Più in piccolo, ma è come essere
sulla St. Catherine, a Montreal.
Prendo un tassì, mi faccio portare a casa di mio
padre.
Sì, ci sono molte cose notevoli da vedere, a
Padova, ma le lascio ai turisti. Io, da domani, girerò a piedi, lentamente,
evitando le vie centrali: ritroverò la mia Padova.
My
The plane arrives at
I usually am an early bird, but it’s really too early
for me (wee hours in
I do it, almost automatically, every year, usually in
the same period: end of April, first days of May. Things have changed, but
gradually. The airport has become larger, more efficient (the NO SMOKING signs
are everywhere, now, and people got used to respect them). Since last year I
pay in euro, it’s easier, it’s more similar to the Canadian system. (I put in a
small box the Italian coins I still have. You never know, perhaps for my
great-grandchildren they’ll have a numismatic value).
The bus I have to take plies between the airport and
Marco Polo airport is half-way between
What strikes me every time I come back it’s the size;
perhaps it’s not like that for people living here, but for me the small scale
of everything evokes a more humane space, the possibility to chat on the
street, to move from place to place by walking, to spend more time with friends
and less on cars, on public transit. (I say “evokes” because I realize that the
North American hurry has already contaminated
The bus enters the long bridge on the lagoon.
The bus leaves the highway, enters the town. Downtown
main streets are asphalted, but not much larger than the inner cobbled ones.
Traffic is heavy. On a smaller size, it’s like being on
I take a taxi to go to my father’s place.
Sure, there are many remarkable things to see, in
Starting tomorrow, I’ll walk around slowly, steering
clear of main streets: I’ll find again my
[1] Groups of poles that delimit the
lagoon’s navigable parts
2 arcades
_______________________________________________________________________
Anna Carlevaris’ “Speaking to One Another ” is
published in Writing Beyond History, eds. Licia Canton, Delia De Santis and Venera Fazio. Montreal : Cusmano 2006,
p.95-96. It is used in Bibliosofia by permission of the author and of WBH. /
“ Parlando gli uni agli altri ” di Anna Carlevaris, tradotto da
Elettra Bedon da Writing Beyond History, eds. Licia Canton, Delia De
Santis and Venera Fazio. Montreal : Cusmano 2006, p.95-96., è online in
Bibliosofia per gentile concessione dell’autore e del traduttore.
*Elettra Bedon’s Bibliography
Writing Beyond History, (An Anthology of Prose and Poetry), Cusmano,
Yoshua, Manni, San Cesario di Lecce, 2005.
Shaping
History,(L’identità italo-canadese nel
Canada anglofono),Forum, Udine,
2005, pag. 163-167.
L’évangile en tableax, Mediaspaul, Montréal, 2005
Liber
Miscellus Canadensis (poesia),
Marsilio, Venezia, 2002
Dopo una vita vissuta (poesie), in The Dynamics of
Cultural Exchange, Cusmano Communications,
Le mani
saccadiche di Cesare Ruffato
(saggio critico), in I quaderni di
Hebenon, Torino, 2000, pp. 14 – 17.
Al di là della veste (saggio critico), Hebenon, Milano, 2000
Il filo di Arianna (letteratura del XX secolo in lingua veneta),
Longo ed., Ravenna, 1999
L’angelo sulla terrazza (saggio critico), in Diverse linguE, n° 17/18, Udine, 1998, pp. 133-154.
Con altre parole (poesia), Montfort & Villeroy, Montréal, 1998
Voci di G. (saggio critico), in Diverse linguE , n° 17/18, Udine, 1998, pp. 51-60.
Storie di Eglia (narrativa), Montfort & Villeroy, Montréal,
1998
Mio zio l’investigatore (ragazzi), Montfort & Villeroy, Montréal,
1998
La riflessione poetica di Cesare
Ruffato : una lettura strategica, in La Battana, Fiume-Rijeka,
1997, pp. 26-35.
Francesca : immagine esemplare
del « declive » dell’etica, in i libri di Steve, n° 22,
Modena, 1997, pp. 126-140.
Lingua d’origine (letture ed esercizi per l’insegnamento
dell’italiano, VI elementare), Montfort & Villeroy, Montréal, 1992
Lingua d’origine (c.s. V elementare), Montfort & Villeroy,
1991
Vi racconto di Gesù (ragazzi), EMP, Padova, 1991
Lingua d’origine (c.s. IV elementare), Montfort & Villeroy,
1990
Lingua d’origine (c.s. III elementare), Montfort & Villeroy,
1989
Ma l’estate verrà ancora (ragazzi), La Scuola ed., Brescia, 1985
Saggi, racconti e poesie sulle riviste di Montréal Viceversa,
Moebius, XYZ, Arcade, Arts cinéma lettres, Imagine, Accenti e Descant di Toronto.
1 marzo 2007
LETTERATURA CANADESE E ALTRE
CULTURE