SONIA DI PLACIDO
Sonia Di Placido is a graduate of the
(segue sotto la versione italiana del testo)
the door
was never locked
jarred
with a twisted scrap of
decaying wood
crying tomorrow
forging freedom
she whacked
open sesa-me
I saw
in screams
Casanova dancing
shores up
saluting jilting waves
personifying shame
love-dormant gondolas
confiscated patrons
denying disease
waiting for a salt water
release
Piazza
San Marco’s pigeons
mourning the death of
non-existent trees
oxygen collapses
when the romance
gets trapped
I found
aimless for its dreams . . . .
Alberto Moravia never spoke
about
his woman of
She is the black mistress of
champagne
rustic summertime cherries
stained on linen
Frank Sinatra under her skin
She walks the cobblestone
streets
of Roman nights alone
She sings the crescendo of her
jazz blues
into magnetic syndrome
Sarah Vaughan on a sleepless
night
Dinah
She skirts her venom through
the air
lifting her Persephone antics
and torture
from her hriveled womb to
celestial woe
past bombardments of the
colossal Coliseum
and its glow
this putana does not
know gloom
She walks the
She taints the streets of
alone at night
She writes her vulva magic
swifter than soliloquy
A
feline frenzy
of feminine fairy tales
her fantasy dripping
hitched up
on personal opium
for a lift
perverse and feisty
her broom dashes its tricks
She ignites with madness
from a furrowed brow
into the damned nutshell
that is our earth
She has vulva magic in her
hand
She’s got something sacred
within that vile gruesome
grip.
I have been twirling
within some spiritual dominion
hopping, skipping, jumping
hurling over mountains
under dark tunnels
jinxing my breath
the superstitions of
crawling under ladders
hoisted above my head
I have been looking
for God
Her welcome of me
but I hear only whispers
in the shadows of song
my music that lingers
Her justice
Her melancholy
coming out
Her vibration moving through
the blank days of pardon
I have been twirling
for more than a millennium
moving ever faster
to find some peaceful pasture
where the weeds will
catch themselves tireless
in-between my magic flute
and there I shall come
to my own end
Death, I find
the dearest friend
my mercenary has come
to know such a place
that fragment of life’s
dying space.
do not mock
this fragile stone
of mine
I am not here to be tampered
or smudged upon
by human feet
such stone as this
is more than a charm
a fancy delicate
mold for figurines
pour this liquid milk
let it harden over me
Make it my shell,
My succor tub
so that I might lie,
soak
smooth and cool
like
cold ice
_______________________________________________________________________________
(versione italiana del testo)
SONIA DI PLACIDO
Sonia Di
Placido ha compiuto i suoi studi al Ryerson Theatre School, classe
del 1996. Ha diretto, recitato e partecipato in spettacoli di gruppi teatrali a
festival artistici e ha lavorato nel settore editoriale, dei media e
dell’industria dello spettacolo come specialista addetta alle vendite e alla
programmazione di mercato. Ha conseguito una laurea in Magazine Publishing alla
Ryerson University (2003). Sonia ha scritto forme bredi di narrativa e commedie
dall’età di 17 anni. Ha pubblicato il suo primo libro di poesie, Vulva Magic,
nel 2004 con Lyricalmyrical Press. Ha conseguito pure una laurea in B.A. in
materie umanistiche alla York University nel 2006.
(
traduzione di Elettra Bedon )
nessuno@videotron.ca www.aicw.ca/membership.htm
ho visto Venezia affondata
nelle strida
Casanova danzando
affiora
ritmo alternato delle onde
immagine d’obbrobrio
gondole vuote d’amore
spossessati clienti abituali
smentono il morbo
aspettano liberazione d’acqua salsa
i piccioni di piazza San Marco
piangono la morte di alberi inesistenti
manca l’ossigeno
quando l’idillio
è preso nell’inganno
ho trovato Venezia galleggiante
senza scopo per i suoi sogni …
sto girando su me stessa
all’interno di un mondo spirituale
spiccando salti, balzando, salterellando
lanciandomi sopra montagne
sotto tunnel oscuri
il mio respiro porta sfortuna
le superstizioni di
strisciare sotto scale
sospese sopra la testa
ho cercato un Dio femminile
un Suo cenno di benvenuto
ma odo soltanto sussurri
nelle ombre di un canto
la mia musica che indugia
la Sua giustizia
la Sua malinconia
confessata
la Sua vibrazione che passa attraverso
giorni vuoti di perdono
sto girando su me stessa
da più di un millennio
sempre più in fretta
per trovare quieti pascoli
dove le erbacce
agguantano se stesse senza sosta
mediatore il mio flauto magico
e là arriverò
alla mia propria fine
trovo la Morte
l’amica più cara
la mia mercenaria è giunta
a conoscere quel certo luogo
quel frammento di spazio morente
della vita
non deridere
questa mia
fragile apparenza
non sono qui per essere adulterata
o logorata da piedi umani
un materiale come questo
è più di un amuleto
di un attraente delicato
stampo per statuine
lascia fluire questo latte
che s’indurisca sopra di me
Fanne il mio guscio,
la vasca dove rilassarmi
così che io possa distendermi,
imbevermi
liscia e fresca
come ghiaccio trasparente
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(versione italiana del testo)
(
traduzione di Egidio Marchese )
la porta
non era mai chiusa
sconnessa
con uno storto pezzo
di legno marcito
piangendo domani
creando libertà
lei picchiò
apri sesa-me
Alberto
Moravia non parlò mai
della
sua donna di Roma
Lei
è l’amante nera dello champagne
d’estate
in campagna macchie di ciliege sui panni
Frank
Sinatra sotto la sua pelle
Cammina per le strade ciottolose
le
notti romane da sola
Canta
il crescendo dei suoi jazz blues
entro
la magnetica sindrome
Sarah
Vaughan una notte insonne
Dinah
Washington nella penombra
Sparge
il suo veleno attraverso l’aria
sollevando
dal suo utero raggrinzito alla celestiale
pena
i suoi lazzi e la tortura di Persefone
presso
il colossale Colosseo coi bombardamenti
e
il suo bagliore
questa
puttana non conosce la malinconia
passeggia
per via Appia come una frivola primitiva
infetta
le strade di Roma d’una crepa pagana
sola
di notte.
Scrive
la sua vulva magica
più
lesta di un soliloquio
Una
felina frenesia
di
feminina favola
la
sua fantasia gocciolante
innalzata
da
oppio personale
per
un sollievo
perverso
e vivace
la
sua bacchetta lancia le sue magie
S’infiamma
follemente
da
un corrugato ciglio
a
un maledetto guscio
ch’è
la nostra terra.
Lei
ha la vulva magica nella sua mano
ha
qualcosa di sacro
in
quella vile raccapricciante presa.
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* The poems from Vulva Magic, previously published in 2004
with Lyricalmyrical Press and reprinted in Writing Beyond History, eds. Licia
Canton, Delia De Santis and Venera Fazio.
/ Le poesie
da Vulva Magic, precedentemente pubblicate nel 2004 con
Lyricalmyrical Press e ripubblicate in Writing Beyond History, a cura di Licia
Canton, Delia De Santis e Venera Fazio.
1 febbraio 2007
LETTERATURA CANADESE E ALTRE
CULTURE